La sindrome di Con Un Deca: l'eterna necessità di fuga di (più di) una generazione

L'aver ascoltato spesso "Con un Deca" degli 883, per ovvie ragioni, in quest'ultimo periodo mi ha fatto riflettere molto sull'assoluto bisogno, delle persone appartenenti alla mia generazione, di partire: per un motivo o per l'altro, a un'enorme fetta dei miei coetanei il luogo di nascita finisce sempre per stare stretto, sia che si tratti di paese, città, regione o nazione in toto.

Non è neanche qualcosa di simile ai grandi viaggi con le valigie di cartone dei nostri genitori, da nord a sud, con annesso classico "zio d'America" che ci ha provato e ha fatto fortuna: è una necessità forse simile, ma allo stesso tempo completamente diversa.

Si comincia sempre con la gita di più giorni a scuola (di cui non posso raccontare molto perché, per vari motivi, non ne ho mai fatte), ma quello è comunque qualcosa di troppo "pilotato", o "controllato".

La vera avventura comincia con i primi viaggi da soli, e soprattutto con viaggi slegati dal turismo: università, progetti, ma anche burocrazia, se si vive particolarmente isolati dal mondo e bisogna spendere giornate intere a raggiungere capoluoghi vari (e poi ad orientarcisi).

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Se è vero che partire diventa "necessario", è anche vero che una parte di noi è sempre propensa ad andarsene, a sognare altri luoghi, qualcosa di nuovo, differente, qualcosa "di più" che non possiamo trovare dove abbiamo speso anni e anni, vittime dell'inevitabile inerzia dell'infanzia e dell'adolescenza e relativi limiti d'azione.

In un certo senso, chi ha vissuto l'infanzia e la prima adolescenza negli anni '90 questa sensazione l'ha conosciuta e assimilata anche attraverso tantissime opere dell'epoca, che in un modo o nell'altro rappresentavano questa necessità interiore di qualcosa di più.


Stiamo parlando, d'altronde, di un decennio che sostanzialmente s'è aperto con la Sirenetta che sognava di vivere in un mondo totalmente diverso dal suo e s'è chiuso con Ash che, a dieci anni appena compiuti, si lasciava la casa della mamma alle spalle per girovagare per il mondo.

E forse è anche per questo, perché il decennio che ci ha formati è stato un decennio profondamente particolare, dal punto di vista internazionale: l'approdo di internet, per quanto ancora primordiale (e lento, e limitato, e costoso), permetteva effettivamente di connettersi con ogni angolo del globo, e la caduta del muro di Berlino lasciava spazio a grandi speranze (poi rivelatesi vane) di un mondo con meno confini, frontiere, barriere, vecchie ostilità.

Il mondo del gaming sempre più attrezzato dal punto di vista tecnologico permetteva di rappresentare una gran moltitudine di paesi, culture, luoghi: basti pensare a Street Fighter II e alle esplorazioni internazionali di Lara Croft; giungevano sulle nostre TV anime meno "timidi" verso la rappresentazione della cultura giapponese e orientale, come Ranma 1/2, seppur con termini che ci potevano sembrare complicati; e l'approdo di MTV, prima su canali regionali e poi con un canale italiano tutto suo, rendevano i paesi anglofoni molto più vicini.


Dalla saggezza "mistica" dei nativi americani al rigore degli artisti marziali cinesi, dalla potenza algida dei russi alle tecniche di lotta dei giapponesi, passando per il fascino "selvaggio" dell'Africa (preistorica e non) e il futurismo degli Stati Uniti, nei videogiochi, nei film, nei fumetti e persino nella musica (basti pensare alla New Age di Enigma, o ai testi dei brani di musica da discoteca commerciale dedicati a questo o quel popolo o a dei buoni propositi di pace nel mondo)  palesemente il mondo sembrava essersi "ristretto", perché effettivamente si era ristretto intorno a noi, a una velocità impressionante.

In un certo senso, è davvero andata come andò agli 883, che all'inizio del decennio non riuscivano ad uscire dalla Pavia di Con Un Deca, e alla fine del medesimo erano in Viaggio al Centro del Mondo, in Giappone.

Gli anni '90 ci hanno, dunque, preparati bene a una vita di viaggi, nuove case, nuovi orizzonti: ci hanno anche mostrato le mille avversità che arrivano con essi (come le mille avversità di casa che ci costringono a spostarci, pure), e per quanto al giorno d'oggi le avversità si moltiplichino come conigli, speriamo che l'essere cresciuti in quel decennio così vivace possa darci sempre la forza di andare avanti, verso un domani migliore (o meno peggiore?).

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