Charmander, Celentano e Crotone: cronache di un flashback estivo
Se si coltiva un rapporto sano con la propria nostalgia e i propri ricordi, questi ci accompagnano in ogni momento della giornata senza diventare opprimenti, senza essere una mania ma, semplicemente, parte di noi.
Ci sono però quei momenti in cui la nostalgia non ce l’andiamo a cercare, ma ci becca lei, all’improvviso, e sono momenti di potentissimi flashback emozionali che ci spediscono, a sorpresa, in punti a caso (ma neanche tanto) della nostra esistenza.
Mi è capitato qualcosa del genere, proprio pochi giorni fa.
Già da anni è possibile giocare online al Gioco Di Carte Collezionabili Pokémon, tramite un programma per PC e un’app per smartphone che riprendono le regole (in continuo mutamento) dei tornei ufficiali e le espansioni ufficialmente accettate nelle competizioni.
Questo taglia fuori, però, le carte più vecchie, e per un gioco di carte che si avvicina ai trent’anni, a suo modo è un bel limite, ragion per cui Nintendo ha pubblicato, a fine ottobre, Pokémon Trading Card Game Pocket, rielaborazione semplificata del gioco ufficiale comprendente carte da tutte le epoche, e maggiormente focalizzata sulla collezione dura e pura.
Da grande fan della prima ora ho tenuto d’occhio questa nuova app sin dal suo annuncio all’inizio di quest’anno, con tanto di download automatico alla data di rilascio.
Vi risparmio tutti i dettagli sul come funzioni la app, visto che non è questo lo scopo del mio articolo di oggi, e vado al dunque: al di là dell’ovvia presenza del Pikachu del set base qui e là, al momento dell’apertura del primo “pacchetto virtuale” mi sono trovato davanti una carta Meowth del set Jungle, quello uscito subito dopo il set base, per intenderci, nell’estate del 2000.
Ed è qui che scatta il flashback, perché per quanto mi aspettassi di trovarmi davanti carte classiche di prima generazione (era ovvio ne inserissero, per puri motivi di marketing), l’effetto sorpresa quando la carta spunta effettivamente è, naturalmente, sempre forte, soprattutto considerando che le carte Pokémon (oltre ai Pokémon in generale) sono un tassello fondamentale proprio della mia estate del 2000.
Strana, roboante, intensa, luminosa e sconvolgente, così fu l’estate del 2000, o almeno, così la percepii io.
Si usciva da sei mesi in cui Pokémon aveva stravolto l’immaginario collettivo giovanile (e Dragon Ball, pure, faceva il suo in proposito), si era nel pieno del passaggio tra l’era PSX e l’era PS2, arrivava Super Smash Bros, la dance raggiungeva il suo apice con L’Amour Toujours e al contempo Adriano Celentano (che ormai è ridotto quasi a un meme vivente per via di Adrian) dominava le classifiche nonostante l’età con L’Emozione Non Ha Voce.
Tutti questi aspetti, tanto quanto la sua posizione “cronologica”, facevano dell’estate del 2000 un momento perfettamente in equilibrio tra passato e futuro, ma al giovanissimo me dell’epoca non importava neanche troppo, anche perché sul momento non potevo accorgermene.
Venivo da una prima metà d’anno scandita da varicella e Pokémon, fortunatamente coi secondi che sono durati molto più della prima: videogiochi, l’anime, il film, figurine bugiarde (Farfetch’d NON si evolve in Doduo…), articoli su tutte le riviste possibili e immaginabili che usavano i nomi di altri adattamenti, con relativa confusione, PokéBall con le caramelline e i bellissimi pupazzetti dentro…
…e le carte.
Ai tempi si facevano ancora le “spedizioni familiari” nei centri commerciali dell’area (obbligatorio, quando si vive in profondissima provincia) per provare, vedere, comprare (quando possibile), esplorare, e uno di questi viaggetti, in un centro commerciale di cui non ho francamente più memoria, si chiuse con l’acquisto del mazzo base Buio Totale e di un peluche di Kyle di South Park (neanche lo guardavamo, ma tant’è…), mazzo inutile (ma bellissimo) visto che non avevo con chi giocarci, a parte mio fratello… Ma eravamo in due con un mazzo solo.
Fast forward, ma neanche di tanto: Le Cannella, ridente località di neanche 250 anime sulla costa ionica della Calabria, in provincia di Crotone, per un motivo o per l’altro l’unica località vacanziera che io abbia mai conosciuto in vita mia, e in quanto tale bellissima, anche perché c’è qualcosa che nel bel mezzo della selva oscura che è la Pianura Padana mi posso proprio scordare: il mare!
Ho sempre amato la natura e ho sempre amato il mare, anche perché mi dà un senso d’avventura molto diverso da quello dei boschi che sono abituato a girare di solito.
Ma che c’entra tutto questo con le carte di Pokémon?
C’entra, perché il baretto della spiaggia che frequentavamo ai tempi, oltre ad avere dei cabinati di un picchiaduro a scorrimento a tema fantasy che poteva essere o Golden Axe, o Dungeons & Dragons, quindi roba buona a priori, aveva anche dei non meglio identificati (sono passati tanti anni e, inevitabilmente, non ricordo la marca) sacchetti di patatine contenenti…
Una carta Pokémon (del set Base) ciascuno, carta, fortunatamente, contenuta in una bustina di plastica e quindi non lasciata in balia di olio, sale e quant’altro.
Le estati erano anche passate in compagnia di parenti vari, con annessi figli e figlie, cosa che andava a creare un piccolo esercito di cugini tutti intenti a giocare per settimane, e tutti, ovviamente, super fissati coi Pokémon, anche perché erano tutti poco o molto più giovani di me.
Quindi, dopo una mattinata in spiaggia a nuotare, osservare pesci (che immaginavamo essere Pokémon) e godere della splendida immensità ionica (in cui immaginavamo potesse davvero nascondersi un fortissimo Gyarados), rientravamo poco prima di pranzo con tappa obbligatoria al bar della spiaggia, dove i grandi si tuffavano in banali caffè, mentre per noi bambini era il momento della sorpresa e della scoperta, era il momento di mettere le mani su una nuova carta Pokémon.
“Nuova” si spera, ovviamente, visto che inevitabilmente capitavano i doppioni: ma il gioco di squadra serviva proprio a quello, a fare scambi, e ampliare la collezione.
Così, dopo una mattinata passata a immaginare Pokémon in spiaggia, giocando con la sabbia e con l’acqua, e prima di un pomeriggio tra Game Boy e i pupazzetti delle Pokéball di cui sopra, tutti insieme, la “scoperta” e la “cattura” dei Pokémon la vivevamo davvero, con quelle carte.
Bulbasaur, Squirtle, Rattata, Pidgeotto piombavano piatti eppure vivacissimi (anche grazie alle splendide illustrazioni) nelle nostre vite, oggettini di scarso valore (allora, perché oggi…) ma per noi inseparabili compagni da custodire e con cui divertirsi, con Mabel, Never Meet e Wonderful Life (tassativamente in quest’ordine) in sottofondo, tutte canzoni di cui non potevamo ancora comprendere il significato, così come non potevamo avere idea di quanto quelle carte, quei personaggi, sarebbero rimasti insostituibili nelle nostre vite, tra chi li ha seguiti fedelmente ogni giorno, e chi ci si è riavvicinato, magari proprio grazie a una popolare app per smartphone.
Può sembrare limitante, incanalare tutta la propria immaginazione infantile, almeno per un’estate, in un “prodotto”, per quanto fantasioso e nato da idee innovative e controcorrente, ma, in un certo senso, è proprio questo che fanno le grandi opere, le grandi creazioni: aiutano a tirare fuori la fantasia e l’immaginazione che ci si porta già dentro, sono la scintilla, il punto di partenza per viaggi di fantasia belli quasi quanto quelli reali.
Al punto da non essere spaventati o disgustati quando i pipistrelli volavano fuori dalla nostra villetta sul mare, perché forse erano solo Zubat (prima che diventasse un tormentone), una creatura magica e misteriosa, cosa che, in un certo senso, sono, come lo sono tutti gli esseri viventi.
Alla fine, per quanto pensata per vendere, un’opera è davvero efficace solo se ha dei messaggi ben chiari e se vi rimane fedele dall’inizio alla fine, e Pokémon è il portabandiera del sense of wonder, della voglia di viaggiare e vedere posti nuovi, di conoscere nuove persone e creature, immersi nella natura e con tanti esseri speciali sparsi più o meno silenziosamente qui e là.
E, considerando che Pokémon Trading Card Game Pocket ha già superato i 10 milioni di download, la sua efficacia non l’ha decisamente persa.
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