Set up! Considerazioni finali su Plawres Sanshiro
La fine di febbraio 1984 combacia con la fine di Plawres Sanshiro, adattamento anime dell'omonimo manga sui robot componibili lottatori di wrestling.
Per quanto tenda a distanziarsi anche parecchio dall'opera originale, l'anime porta con sé diverse tematiche interessanti, anche dal punto di vista dell'immaginario collettivo e di quella che sarebbe stata la fantascienza giapponese negli anni a venire, cosa che lo rende assolutamente degno di nota.
Se l'anime si "dimentica" di dare un robot combattente anche a Kyoko, membro fisso del cast e interesse amoroso del protagonista, di contro introduce il concetto di "biochip", elementi cibernetici che permettono di comandare i robot col pensiero e che possono essere usati anche nei campi della medicina e militari.
Questo, e il dilemma etico sul loro utilizzo, anticipano di molto tematiche di opere di fantascienza successive legate al mondo di robot e computer come Ghost in the Shell, e avvicina l'immaginario anime a quello che è il "nuovo millennio" e al concetto di cibernetica più moderno.
Anche se non è ricordato con molto affetto da parte dei fan nipponici per la sua eccessiva inventiva, Plawres Sanshiro rimane comunque un'opera animata di una certa importanza storica, nel campo della fantascienza giapponese, senza contare che, come già accennato in precedenza, si tratta di una delle prime opere da regista di Kunihiko Yuyama, diventato poi estremamente celebre per la serie Pokémon.
Plawres Sanshiro, nella sua forma animata, viene dunque consegnato alla storia forse non come un adattamento da manga particolarmente riuscito, ma sicuramente come una piccola pietra miliare dell'immaginario animato giapponese.
Commenti
Posta un commento