S.O.S.! Considerazioni finali su Nanà Supergirl
La vigilia di Natale del 1983 giunge a conclusione Nanà Supergirl, una serie estremamente popolare qui da noi, negli anni '80, e che ha avuto il suo buon seguito anche in Giappone.
Figlia del già noto papà di Pollon Hideo Azuma, Nanako S.O.S. ha offerto per mesi risate ogni sabato al pubblico nipponico, riprendendo esattamente da dove la "sorella greca" aveva lasciato.
Come sono stati, dunque, questi mesi di avventure con la società Tuttofare?
La struttura è quella tipica del genere: episodi autoconclusivi, con il trio protagonista coinvolto in qualche avventura bizzarra alla ricerca, in questo caso, di denaro che ovviamente non arriverà mai.
La genialità dell'autore, anche se i cambiamenti rispetto al manga originale sono tanti, rimane evidente, con le classiche derive demenziali e i personaggi fuori di testa, tutti più o meno all'inseguimento delle attenzioni della giovane Nana(ko), fallendo miseramente.
Proprio la protagonista merita una certa attenzione, per il suo essere precorritrice di un canone caratteriale ed estetico particolare, che negli anni '80 nipponici avrà un'incidenza importante: cuore puro e carattere innocente, frangetta e gambe tozze saranno infatti uno standard riutilizzato molto spesso in altri anime, manga e videogiochi.
Se Pollon, però, ha il vantaggio di essere stato animato con anni di ritardo rispetto al manga originale, Nana(ko) raggiunge i teleschermi in corso d'opera, cosa che obbliga gli sceneggiatori a un finale che, per quanto coerente e credibile, risulta un po' affrettato, visto che chiude tutto negli ultimi cinque minuti.
Un'altra differenza col manga è la presenza dei robot Seven e Eleven, inseriti perché l'omonima catena di negozietti nipponici era lo sponsor della serie tv.
Al contrario di Pollon, inoltre, l'edizione italiana di Nana(ko) presenta un po' più di tagli e un adattamento meno sentito e divertente, anche perché si perde, spesso, una citazione importante: il coro "Nanako SOS" che si sente quando questa si trasforma, è un riferimento alla musica d'entrata del mitico Antonio Inoki, da noi famoso soprattutto grazie all'Uomo Tigre.
Nanako S.O.S., o Nanà Supergirl, viene dunque consegnato alla storia come una serie, seppur non dall'ottima localizzazione e conclusione quanto Pollon, divertente e incisiva nell'immaginario collettivo.
Seppur il boom delle "ragazze comiche" sulle tv giapponesi stava avvicinandosi al declino, il genere dell'anime "in rosa" senza derive shojo rimarrà forte fino ad oggi, e Nanà(ko) ne è un tassello fondamentale.
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