La Guerra Giocattolo: G.I. Joe: A Real American Hero episodio 1

 Partiamo dal principio: nel 1964 vede la luce, in America, la linea di giocattoli a tema militare chiamata G.I. Joe.
Quasi vent'anni più tardi, vede la luce G.I. Joe: A Real American Hero, l'incarnazione (inplasticazione?) più celebre del franchise, accompagnata da una linea di fumetti pubblicata dalla Marvel e scritta da Larry Hama, che più avanti diventerà famoso per dare alla luce la serie di Bucky O'Hare (che qui in Italia conosciamo soprattutto per la serie animata col nome lunghissimo e il picchiaduro a scorrimento Konami da sala giochi anni '90).

Hasbro, casa "madre" dei G.I. Joe, decise di commissionare a Marvel Productions (ai tempi bella attiva con L'Uomo Ragno e i suoi Fantastici Amici e L'Incredibile Hulk) dei brevi spot da 30 secondi totalmente animati per pubblicizzare i nuovi giocattoli; spot divenuti rapidamente popolarissimi, tanto da sfociare, nel bel mezzo del settembre 1983, in una miniserie di cinque episodi vera e propria.

Per quanto la sceneggiatura molto veloce del primo episodio non lo spieghi, i G.I. Joe sono un gruppo di forze speciali militari americane d'elite adibite alla protezione della pace dalle mire della malvagia organizzazione terroristica chiamata Cobra.
In questo primo episodio, i Joe si trovano a dover fronteggiare il dispositivo M.A.S.S., un enorme congegno per il teletrasporto della materia, e gli usi impropri che i folli Cobra vogliono farne.
Ma come nasce questo revival dei G.I. Joe?
In un modo a dir poco anticonvenzionale...

Capita per caso che a una serata di beneficenza partecipino sia il capoccia della Hasbro sia il presidente della Marvel, e capita, ancora per caso, che entrambi si trovino a fare conversazione alla toilette degli uomini, mentre fanno ciò che fanno gli uomini alla toilette degli uomini in piedi uno accanto all'altro.
Chiacchierano di lavoro, e il presidente/CEO della Hasbro accenna al fatto di voler rilanciare i G.I. Joe con un nuovo approccio (gli originali erano dei bambolotti alti tipo Big Jim), al che il presidente Marvel gli fa, si spera senza agitarsi troppo: "Stai tranquillo, io ho i migliori creativi del mondo, adesso ti presento il mio Editor-in-Chief (Jim Shooter)".

Il caso vuole che in quello stesso periodo Larry Hama (con un background militare) stesse sviluppando un'idea per una nuova serie da proporre alla Marvel chiamata Fury Force, con il figlio del celebre direttore dello S.H.I.E.L.D. Nick Fury a capo di una squadra di combattenti scelti per fronteggiare la malvagia HYDRA.
Shooter avvicinò Hama al rilancio dei G.I. Joe proprio perché sapeva delle esperienze militari dell'autore, e il progetto Fury Force venne riadattato per essere il rilancio della linea di giocattoli.

Originariamente, "G.I. Joe" costituiva il termine generico con cui si identifica un soldato militare americano, ma Shooter suggerì di usare il termine come identificativo della squadra dei buoni, mentre Archie Goodwin (creatore di Luke Cage e della prima Donna Ragno ed ex Editor-in-Chief della Marvel a sua volta) suggerì di inserire anche una squadra di cattivi, suscitando la perplessità della Hasbro che non credeva dei giocattoli di cattivi potessero vendere (e invece).

Un'altra idea della Marvel (la chiamano la "Casa delle Idee" per un motivo) fu quella di inserire personaggi femminili (come Scarlett o la Baronessa, nata prima a fumetti e poi come modellino) all'interno delle linee di giocattoli, e a fronte di (ulteriori) perplessità della Hasbro, si decise di includerli nei veicoli, visto che la compagnia temeva non potessero vendere "da soli".

Fumetto, cartone e, ovviamente, linea di giocattoli saranno un successo, anche se sull'incarnazione animata ci saranno problemi economici di cui parleremo quando sarà il momento di tirare le somme.

E ci vorrà un bel po', perché le avventure dei G.I. Joe sono appena cominciate, e promettono un concentrato d'azione tipicamente anni '80.

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