Video Games are NOT dead: il Nintendo Entertainment System

 Che lo si chiami Famicom, Nintendo Entertainment System o semplicemente Nintendo, la prima console per videogiochi domestica dell'omonima casa di Kyoto mantiene sempre lo stesso profumo, il profumo di rivoluzione, e in un certo senso salvezza, nel mondo dei videogiochi.

Nel 1983, Nintendo, che proveniva dal mondo degli arcade (si veda l'enorme successo di Donkey Kong), fa finalmente il suo debutto nell'ambito delle console da casa, con un apparecchio sviluppato nel corso di tutto il 1982.

E uno dei tasselli più importanti della cultura pop degli anni '80 viene messo in posizione.

Un po' di contesto: nel 1983, il mondo delle console da casa era messo veramente male, a causa della crisi americana dei videogiochi che era esplosa proprio in quell'anno: la leggendaria Atari era la vittima principale del disastro, vedendo molti dei suoi prodotti invenduti e milioni di dollari bruciare.

Dall'altra parte del Pacifico, invece, la volontà di Nintendo, con grande esperienza anche nel mondo dei giocattoli, era quella di creare una console da casa meno costosa della concorrenza, ma con un'elevata qualità tecnologica e di software: secondo il leggendario allora presidente di Nintendo Hiroshi Yamauchi, il collasso economico della Atari fu dovuto al fatto che non metteva nessun genere di veto agli sviluppatori di videogiochi di terze parti per i software da pubblicare sulle loro console, cosa che creò un'enorme quantità di giochi di qualità pessima che finirono per uccidere l'interesse dei compratori per le console stesse.

Nintendo avrebbe, invece, sviluppato in prima persona tutti i software, in modo da accertarsi della qualità degli stessi.
Questo buon proposito, in realtà, durerà meno di un anno, perché già nel 1984 software house come Namco (Pac-Man) e Hudson Soft. (Bomberman) avvicineranno Nintendo, interessate a produrre giochi per il loro Famicom: Nintendo accetterà l'offerta, così come quelle di tutti i futuri sviluppatori, solo se i prodotti passeranno attraverso dei requisiti qualitativi molto stretti, così da poter esporre sulla confezione il leggendario Nintendo Seal of Quality.

Nello sviluppo della console, Nintendo passò attraverso diverse fasi: dapprima, si ipotizzò l'uso di joystick classici e tastiera, poi si passò agli ormai tradizionali controller.
Masayuki Uemura fu incaricato di creare il design della console, e puntò a qualcosa di molto simile a un giocattolo, con colori accesi (bianco e rosso) e un aspetto un po' da astronave.
Anche il nome stesso della console non fu quello sin da subito: dapprima veniva chiamato GameCom, abbreviazione di Game Computer, un computer specificatamente indirizzato ai videogiochi.

La moglie di Uemura, però, propose di utilizzare, invece, il termine "Famicom", perché quello che il marito stava contribuendo a sviluppare non era né un personal computer, né un home computer, ma piuttosto, un computer per famiglie, quindi un Family Computer, quindi un Famicom.

Ma se si chiama Famicom, perché è conosciuto anche come NES o semplicemente Nintendo?
E perché, se era bianco e rosso, noi ce lo ricordiamo grigio?
La risposta giace nel viaggio della console oltreoceano.
Perché quando, nel 1985, Nintendo decise di portare il Famicom in America, l'America, dei videogiochi, non ne voleva sapere, non li voleva vedere neanche dipinti.

Il disastro Atari aveva portato i rivenditori a rinunciare ad esporre nelle loro vetrine console e videogiochi, perché nessuno li comprava più, e il mercato era considerato morto e sepolto.
Per riuscire a vendere il Famicom serviva, quindi, una strategia molto specifica.
La console venne totalmente rielaborata dal punto di vista del design, diventando una specie di scatolotto grigio, nero e rosso, ma soprattutto la console fece di tutto per evitare di sembrare una console.
Le cartucce non sarebbero state chiamate più cartucce ma "Game Pak", sarebbero state inserite in un vano sul davanti (a voler imitare i videoregistratori più che le altre console) e la console avrebbe avuto tanti accessori che la distanziassero dalle rivali come la famosa pistola Zapper per sparare a elementi sullo schermo o il robot interattivo R.O.B..

Insomma, più che una console per videogiochi, il Famicom, in Occidente, si sarebbe spacciato per un sistema d'intrattenimento a tutto tondo: il Nintendo Entertainment System, appunto (da noi, abbreviato con Nintendo).

Ad accompagnare il Nintendo Famicom (lo chiamo così, almeno lo riconosciamo tutti) al suo debutto nei negozi giapponesi, il 15 luglio 1983, c'era un trio di giochi profondamente simbolico: Popeye, Donkey Kong, e Donkey Kong Jr.

Ricordiamo che Donkey Kong sarebbe dovuto essere, in origine, un gioco legato a Popeye, e che ovviamente Donkey Kong Jr. è il seguito di Donkey Kong: quella che infiamma l'uscita del Nintendo Famicom in un luglio già caldissimo, e non parlo del clima, è praticamente una trilogia destinata a fare la storia, perché è la trilogia che lanciò il personaggio simbolo di Nintendo, da allora e per sempre: Super Mario, qui non ancora Super.

E a proposito di Mario: il giorno prima dell'uscita del Nintendo Famicom, raggiunge le sale giochi l'arcade Mario Bros., il primo a portare il nome dell'eroe, il primo a vederlo come idraulico newyorkese (perché deve liberare dei tubi da tartarughe e altri animali che negli anni gli daranno problemi più e più volte, e la Grande Mela sembrava perfetta per un gioco ambientato in labirintici sotterranei, e il lavoro di idraulico perfetto per uno che lavora coi tubi) e il primo a vedere la comparsa del fratello Luigi.

Manco a dirlo, il Nintendo Famicom sarà una delle console più vendute di tutti i tempi, in grado di revitalizzare profondamente il mercato dei videogiochi e di catapultarlo nella nuova era che tutt'oggi viviamo.

Un'ultima curiosità: il prezzo di lancio era di 14.800 Yen, che al cambio attuale sono più o meno 146 Euro.
Mica male, per una console nuova nuova e parecchio al passo coi tempi.

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