Malelingue e intrighi familiari: Il Figlio di Asterix
Anche il più prode dei guerrieri può trovarsi in seria difficoltà, se gli viene assegnato un compito per cui non è assolutamente preparato, e Asterix lo sa bene: in questa sua ventisettesima avventura, infatti, dovrà occuparsi...
Di un neonato!
Sembrava una giornata tranquilla, al villaggio degli Irriducibili, quando, inaspettatamente, Asterix si trova un bambino abbandonato davanti a casa!
Non avendo altra scelta, lo prende con sé, e si fa aiutare dall'eterno amico Obelix a prendersene cura, mentre cerca i suoi veri genitori...
Ma, inaspettatamente, anche i Romani sono in cerca del bambino, e la cosa coinvolge persino il figlio adottivo di Cesare, Bruto...
Quest'avventura dei prodi Galli è particolarmente atipica: si svolge quasi interamente nel villaggio, senza viaggi in giro per il mondo (conosciuto) e senza avventure concitate, ed è anticonformista anche il finale: senza perdersi in dettagli, Uderzo lo considera particolarmente "eretico", anche se scherzosamente, perché è a tutti gli effetti una novità per la serie.
Anziché affrontare tematiche "pubbliche", come la crisi del petrolio o il Muro di Berlino, stavolta Uderzo fa ironia su un'abitudine molto più "privata" ma non per questo meno dannosa per le persone: la maldicenza.
Appena Asterix si trova per le mani il neonato, infatti, le malelingue nel villaggio cominciano a lavorar sodo, e tutto questo dà vita a una lunga catena di dubbi e sospetti che finiscono per annebbiare la vista anche quando, di individui sospetti, nel villaggio ne spuntano davvero.
Tutto ciò è perfettamente in linea con le premesse dell'albo: avendo a che fare con un'impresa, per quanto monumentale, "ordinaria", Asterix si trova anche ad affrontare problematiche sociali "quotidiane", anziché mondiali.
Ma non per questo meno pericolose, come insegnerà il finale della vicenda.
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