Au revoir, monte Olimpo: impressioni finali su Pollon
C'è chi, un po' amaramente, sostiene che tutte le cose belle giungono al termine: che ci si creda o meno, una cosa bella è sicuramente giunta al termine, a fine marzo 1983, e questa cosa bella è la serie animata di Pollon, manga di Hideo Azuma di qualche anno prima "ripescato" per cavalcare l'onda delle commedie al femminile che, nei primi anni '80, stava travolgendo le tv giapponesi.
E Pollon, quell'onda, l'ha cavalcata alla grande.
Uno dei punti forti della serie, ora giunta a conclusione e quindi "consegnata" al giudizio dei posteri (e sappiamo che sarà positivo), rimarrà sempre il folle umorismo: Pollon è una serie impregnata di una comicità demenziale dalla velocità dirompente e sempre pronta a mandare a gambe all'aria qualsiasi senso logico, temporale, fisico e di ogni altro genere.
Soli che fumano (quando neanche esistevano le sigarette tra l'altro), abbigliamenti moderni, macchinari segreti nelle fucine degli dei, ufo, fumettisti quando il fumetto non l'avevano ancora inventato e tante altre follie disseminano le elleniche vicende della figlia di Apollo (letto cantando. Male.) e di tutto il suo parentado.
E a proposito di ellenismi...
La serie, com'è noto, è episodica, e ogni puntata rielabora un mito diverso: l'Idra, Ercole e le Amazzoni, la Sfinge, Prometeo e il Fuoco sono solo alcune delle tante leggende che trovano spazio nelle varie puntate della serie.
Queste storie sono, però, rivedute e corrette, un po' per essere più vicine allo spirito allegro e positivo della serie, un po' per poter essere riassunte nei venti minuti di puntata e potersi amalgamare meglio con lo stile narrativo e lo scopo della sua protagonista, diventare una vera dea.
La cosa sorprendente è che a questa rielaborazione si affianca una fedeltà comunque enorme ai miti originali, che rimangono rappresentati molto vicini alla loro essenza e quindi rendono la serie divertente anche per chi, di mitologia greca, ne sa qualcosa.
Questo megamix culturale è sicuramente risultato interessante, all'epoca, per i giapponesi che di miti greci sapevano, fino a quel punto, poco o nulla: di certo una botta di vita nel genere della commedia, altrimenti molto legata all'immaginario nipponico e alle ricorrenze "rappresentate in tempo reale" negli anime.
Un'ultima menzione è necessaria per quel che riguarda il messaggio finale della serie: la forza della speranza nel soverchiare le difficoltà.
Può sembrare banale, ma contestualizzato, questo messaggio risulta estremamente incisivo: i primi anni ottanta erano anni di incertezza economica e di potenziale, ma solo graduale, ripresa, dove non c'era ancora il boom (soprattutto in Giappone) che sarebbe poi durato per tutto il decennio, ma c'erano, semmai, i timori per la crisi energetica ed economica: in questo contesto, un messaggio come quello di Pollon è davvero importante (anche perché, crescendo, i giovani giapponesi devono affrontare moltissime difficoltà di tipo sociale, e per questo motivo è giusto abbiano una "lezione di speranza" in più), rendendola ancora più amabile.
Tanto che le tv giapponesi troveranno subito una sua degna erede: una settimana dopo la conclusione della serie, infatti, vedrà la luce il primo episodio di Nanà Supergirl, anche lei "figlia" di Hideo Azuma.
Pollon sarà anche giunta al termine, dunque, ma le risate, di sicuro, no!
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