Oltre le frontiere del mecha: Fortezza Superdimensionale Macross

 Dopo l'esplosiva popolarità di Gundam e il successo straordinario della sua trilogia cinematografica, era inevitabile il nascere di altre serie sulla scia della space opera bellica, anche considerando che, negli anni precedenti, di serie ambientate nello spazio ce n'erano state parecchie.

Fortezza Superdimensionale Macross fa proprio questo, ma aggiungendo elementi importanti che saranno a dir poco fondamentali per l'animazione giapponese futura.

Nel 1999, un'astronave aliena di dimensioni gigantesche si schianta sulla Terra.

Nel corso dei tormentati dieci anni successivi, le organizzazioni militari terrestri studiano la tecnologia del misterioso relitto, adottandola, rielaborandola e rimettendo la fortezza volante, rinominata SDF-1 Macross, a nuovo.

Nel 2009 è giunto il momento della partenza della Macross, ma un attacco alieno coinvolge civili e militari, tra cui i piloti Hikaru Ichijyo e Roy Focker, che si trovano a combattere a bordo di mezzi trasformabili chiamati VF-1 Valkyrie.

E questo sarà solo l'inizio delle tormentate vicende dell'equipaggio della Macross...

Concepito già nel 1980, l'anime dello Studio Nue venne inizialmente sponsorizzato da una compagnia chiamata Wiz Corporation, le cui idee, però, cozzavano con quelle dello studio d'animazione: questi voleva realizzare una space opera epica, mentre i finanziatori volevano puntare maggiormente sulla commedia.

Il progetto (inizialmente chiamato Battle City Megaload/Megaroad, dove l'ultima parola gioca sul dualismo tra L e R in giapponese, facendo riferimento sia all'enorme portata della nave spaziale, in grado di contenere un'intera città, sia alla lunga strada che deve percorrere) si trova così in stallo per un paio d'anni, finché non entra in scena una compagnia chiamata Big West, che finanzia la serie prudentemente per 27 episodi, ma, dopo il successo del primo episodio, decide di allungarlo a 36.

Anche il nome "Macross" ha una storia un po' travagliata: il direttore di Big West, grande fan di Shakespeare, desiderava che la fortezza volante si chiamasse Macbeth; si riuscì a trovare un compromesso tra Megaload/Megaroad e Macbeth con Macross, che mantiene l'assonanza con l'opera del Bardo e anche il riferimento alle grandi dimensioni della navicella (Macro) e del lungo viaggio che deve intraprendere, attraversando lo spazio (Macro+Cross).

Se la realizzazione ha visto tanti cambi in corsa, è anche vero che di cambiamenti, al mondo dell'animazione, Macross ne apporterà diversi (citando in breve, in quest'articolo di apertura, i robot trasformabili in mezzi di trasporto e la nascita della prima idol "virtuale"), sia in oriente, fornendo nuovi spunti per le serie mecha e non, sia in occidente, dove contribuirà all'espansione della cultura anime, anche se in una maniera a dir poco controversa: ma questo è un argomento che ci teniamo per il futuro.


Commenti

  1. Ciao! Ho letto l'articolo tutto d'un fiato, scritto molto bene e trovato molto interessante! Quasi quasi recupero l'anime, potrebbe piacermi!

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