La guerra dentro: Rambo

Giunti al tramonto del 1982, la carriera di Sylvester Stallone era ormai lanciatissima, grazie ai film della saga di Rocky, il cui terzo capitolo, peraltro, aveva raggiunto le sale solo qualche mese prima dell'ottobre in cui John Rambo, altra grande icona cinematografica legata all'attore, avrebbe debuttato su schermo.
Le doti interpretative (e di sceneggiatore) di "Sly" avrebbero regalato al pubblico un altro punto fermo dell'immaginario collettivo ottantino.
Sono passati sette anni dalla fine della guerra nel Vietnam, e il veterano John Rambo vaga per il paese alla ricerca del suo ultimo compagno sopravvissuto alla guerra.
Dopo aver scoperto che questi è morto di cancro per i postumi del conflitto, l'ex soldato si ritrova a passare per una cittadina tranquilla nello stato di Washington, dove viene arrestato per vagabondaggio.
Gli abusi della polizia riportano a galla vecchie ferite in Rambo, e la situazione finisce per precipitare, con l'uomo impegnato in un'autentica guerriglia con le forze dell'ordine americane.
Il film, basato sul romanzo omonimo (First Blood) di David Morrell, vide Stallone scelto come protagonista dopo un'iniziale ipotesi d'ingaggio per Steve McQueen, considerato però troppo vecchio per interpretare un reduce di guerra del '75.
L'entrata in scena di Stallone permise al film di entrare immediatamente in produzione, e la sua influenza, dovuta ai film di Rocky, gli permise di mettere mano a più parti dello script.
L'attore volle dare la possibilità al pubblico di empatizzare maggiormente col protagonista, che, nonostante le tattiche da guerriglia e l'uso di armi di vario genere, non uccide nessun poliziotto o rappresentante dello Stato nel corso del film.
Anche il finale venne cambiato seguendo i consigli di Stallone, con uno meno drastico che permetterà, tra l'altro, la realizzazione dei diversi sequel della saga.
Sotto la scorza di film d'azione e sopravvivenza duro e puro (pure relativamente poco violento, tutto considerato), il film pone l'accento sulle condizioni fisiche e, soprattutto, psicologiche dei veterani di guerra di quel preciso periodo storico, divisi tra traumi profondi e un'estrema difficoltà ad adattarsi a una vita civile, in una nazione che ha perso la stima per le sue forze militari.
Particolarmente simbolica una delle frasi pronunciate dal protagonista alla fine del film: "In Vietnam pilotavo elicotteri, guidavo carri armati, disponevo di attrezzature per milioni e qui non riesco neanche a trovare lavoro come parcheggiatore", segno della profonda discrepanza tra vita militare e civile, tra impegni, dolori e difficoltà.
Il nuovo exploit cinematografico di Sylvester Stallone si dimostra un successo: il film sarà il tredicesimo maggior incasso cinematografico dell'anno, nonché il primo grande film Hollywoodiano ad essere rilasciato in Cina, dove sarà anche quello di maggior successo fino al 2018.
E a proposito di Rambo ed estero, il film, oltre a quattro sequel e una serie animata spin-off, riceverà anche un remake di Bollywood.
Chissà, però, cosa ne pensa John Rambo di tutta questa permanenza in oriente.

Commenti

  1. Ammetto che non sia il mio film preferito di stallone Stallone (Preferisco Rocky). Rambo mi sembra un po’ troppo “reaganiano” nella fattura, come molti film anni 80 (vedi Terminator).se, però proviamo a vederlo con gli occhi moderni, possiamo notare molto bene la psicologia del personaggio

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  2. Ancora una volta i miei complimenti, un cult entrato di diritto nella storia del cinema, vedere Rambo che le distribuiva a destra e a manca a me piaceva e piace tutt'ora hanno saputo rendere un genere davvero di culto, chi non conosce Sly e i suoi film, ho amato forse più la saga di Rocky visto che sono una fan del genere picchiaduro, i film sulle arti marziali o comunque sui combattmenti in generale, mi hanno sempre apassionata in modo particolare, comunque parliamo di un attore con la A maiuscola, che ancora oggi secondo me resta tra i migliori nel suo campo.

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