Gameplay... profondo: Dig Dug

Fresca fresca dai successi di Pac-Man  e Galaga, Namco si ritrova, nel 1982, a voler dare vita a un nuovo arcade di successo.
La sua pallina gialla aveva dato il via alla mania per i giochi ambientati in un labirinto, ragion per cui l'idea era quella di proseguire in quella direzione: ci voleva, però, un elemento di novità.
L'idea fu quella di permettere al giocatore di crearsi il suo labirinto personale, anziché costringerlo a percorrere labirinti creati dagli sviluppatori.
Come?
Scavando!
Il protagonista, chiamato Dig Dug e successivamente Taizo Hori, deve scavare delle gallerie per liberare il terreno dai mostri.
Questi prendono la forma di pomodorini con maschere da sub o draghi rotondi sputafuoco.
Per liberarsene, l'eroe può gonfiarli con una pompetta fino a farli esplodere, o far cadere loro addosso dei massi che si trovano incastrati nel terreno.
Una curiosità: alla compositrice Yuriko Keino venne chiesto di realizzare un effetto sonoro per i passi del protagonista; non riuscendo, però, a uscirsene con un rumore di passi soddisfacente, decise di collegare i passi del protagonista alla musica di sottofondo: quando si muove, la musica suona, quando si ferma, si ferma anche la musica.
Dig Dug si dimostrò un altro centro per Namco, venendo apprezzato dalla critica per la sua struttura maggiormente strategica, per il gameplay e per il design dei personaggi.
Come accaduto con Popeye, i videogiochi si dimostrano sempre più colorati e caratterizzati, spingendo verso un futuro tecnologicamente avanzatissimo.
Alla fine del 1982, si trovò ad aver venduto più di 20.000 macchine negli Stati Uniti, per un guadagno di più di 46 milioni di dollari.
Un vero tesoro sepolto!


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