Cronaca di una spassosa serie di disgrazie: Lamù-Urusei Yatsura
Astro nascente del mondo dei manga, nell'ottobre del 1981, e ancora oggi prolifica autrice di grande successo, Rumiko Takahashi non aveva intenzione di proseguire il manga di Lamù per troppo: solo cinque capitoli, in ognuno dei quali il protagonista, lo sfortunato E maniaco Ataru Moroboshi, avrebbe interagito con alieni strani.
Nel settembre del 1978 questi capitoli cominciarono ad essere pubblicati sulla rivista Weekly Shonen Sunday, in maniera estremamente sporadica; tuttavia, il manga cominciò ad ottenere un grande successo di pubblico, tanto da trasformarsi in una serie regolare dalla metà del '79.
Era solo questione di tempo prima che questo fumetto simbolo degli anni '80 venisse trasposto in animazione, ed ecco che, appunto, nell'ottobre del 1981 il primo episodio di Lamù-Urusei Yatsura, per la regia di un giovane Mamoru Oshii, va in onda su Fuji Television, lo stesso canale di Dr. Slump & Arale.
Ataru Moroboshi è sfigato.
Sfigatissimo.
Lo so cosa gli gira intorno, non importa, è una calamita per la sfiga che neanche Zucchero al Grande Baboomba.
Adolescente in pieno calore adolescenziale, fidanzato con la dolce Shinobu, si ritrova col destino del mondo in mano quando viene scelto da un alieno invasore come rappresentante del pianeta in una sfida ad acchiapparella con sua figlia Lamù.
Ataru salverà il pianeta, ma si troverà nei guai per tanti, tanti altri motivi, tutti esilaranti per chiunque non ne sia coinvolto.
Oltre ad essere uno dei primi anime ad utilizzare canzoni pop, e non realizzate appositamente, come sigle di testa o di coda, Lamù è un'opera ricchissima di giochi di parole, a cominciare dalla protagonista: il suo nome prende spunto dalla modella Agnes Lum, famosa per le sue foto in costume da bagno, e il suo"tesoruccio", in originale la parola inglese "darling", è sia un riferimento al suo essere straniera (aliena, addirittura) sia un gioco di parole con Darrin Stephens, il protagonista maschile della serie televisiva Vita da Strega.
Non sarà una strega, ma ha stregato diverse generazioni indubbiamente, e la nostra Lamù, insieme a tutti i suoi compagni di follie, ci farà compagnia per lungo tempo lungo il viaggio nella cultura pop.
E mamma Takahashi con lei.
Nel settembre del 1978 questi capitoli cominciarono ad essere pubblicati sulla rivista Weekly Shonen Sunday, in maniera estremamente sporadica; tuttavia, il manga cominciò ad ottenere un grande successo di pubblico, tanto da trasformarsi in una serie regolare dalla metà del '79.
Era solo questione di tempo prima che questo fumetto simbolo degli anni '80 venisse trasposto in animazione, ed ecco che, appunto, nell'ottobre del 1981 il primo episodio di Lamù-Urusei Yatsura, per la regia di un giovane Mamoru Oshii, va in onda su Fuji Television, lo stesso canale di Dr. Slump & Arale.
Ataru Moroboshi è sfigato.
Sfigatissimo.
Lo so cosa gli gira intorno, non importa, è una calamita per la sfiga che neanche Zucchero al Grande Baboomba.
Adolescente in pieno calore adolescenziale, fidanzato con la dolce Shinobu, si ritrova col destino del mondo in mano quando viene scelto da un alieno invasore come rappresentante del pianeta in una sfida ad acchiapparella con sua figlia Lamù.
Ataru salverà il pianeta, ma si troverà nei guai per tanti, tanti altri motivi, tutti esilaranti per chiunque non ne sia coinvolto.
Oltre ad essere uno dei primi anime ad utilizzare canzoni pop, e non realizzate appositamente, come sigle di testa o di coda, Lamù è un'opera ricchissima di giochi di parole, a cominciare dalla protagonista: il suo nome prende spunto dalla modella Agnes Lum, famosa per le sue foto in costume da bagno, e il suo"tesoruccio", in originale la parola inglese "darling", è sia un riferimento al suo essere straniera (aliena, addirittura) sia un gioco di parole con Darrin Stephens, il protagonista maschile della serie televisiva Vita da Strega.
Non sarà una strega, ma ha stregato diverse generazioni indubbiamente, e la nostra Lamù, insieme a tutti i suoi compagni di follie, ci farà compagnia per lungo tempo lungo il viaggio nella cultura pop.
E mamma Takahashi con lei.
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