Fuori dal buio, immersi nel Noir: Daredevil di Frank Miller
Nel fumetto americano, ci sono team creativi in grado di cambiare il destino di una serie, e team creativi in grado di cambiare il destino del mercato intero.
Frank Miller, coadiuvato dall'inchiostratore Klaus Janson, sulle pagine di Daredevil appartiene più alla seconda che alla prima categoria, dando il via, tra le altre cose, a un'evoluzione molto meno verbosa e più snella del fumetto made in U.S.A..
Fan dei fumetti fin da bambino, Miller tenta diverse volte di fare carriera nel mondo dei comics, cercando costantemente di migliorare il suo stile di disegno.
Risposta picche dopo risposta picche, il nostro si sposta a New York per lavorare più vicino agli autori professionisti, e il leggendario Neal Adams (autore profondamente legato alla figura di Batman in quegli anni) gli offre critiche e consigli.
Dopo un periodo alla DC Comics, Miller approda alla Marvel, dove gli vengono presto affidate le matite di Daredevil.
La serie, ai tempi, era in una situazione di forte declino dal punto di vista delle vendite, tanto da essere diventata bimestrale, e sull'orlo della cancellazione; lo sceneggiatore dell'epoca, di cui Miller non apprezzava granché il lavoro ma con cui rimase comunque sempre in ottimi rapporti, era Roger McKenzie, che aveva dato inizio a una svolta sempre più noir per il personaggio.
Col passare del tempo, Miller vide la sua influenza come sceneggiatore sulla serie aumentare sempre di più, e col numero del gennaio 1981, diventa autore e disegnatore della serie in toto.
Il suo debutto coincide con quello di Elektra, personaggio che diventerà iconico nelle vicende della "gestione Miller" di Daredevil, così come vede una componente noir ancor più accentuata rispetto a McKenzie.
La "visione" di Miller, molto influenzata anche dalla lettura di manga, era che il fumetto americano fosse troppo inutilmente verboso, e quello giapponese dalla narrazione troppo asciutta.
Egli decise dunque di puntare a una via di mezzo, e fu questa via di mezzo a permettere al claudicante Daredevil di tornare mensile dopo appena tre numeri, e a far sì che tutti gli altri fumetti, seguendo il suo esempio, diventassero molto più snelli da leggere e concentrati sulla narrazione per immagini.
Non c'è dubbio sul fatto che gli altri fumetti dell'epoca siano molto più lenti e pesanti da leggere, a causa dell'eccessiva "carica testuale" del loro stile narrativo, e l'avvento di Daredevil sarà, tra l'altro, uno degli apripista di una maggiore influenza, e affluenza, del fumetto orientale in occidente.
Ma di questo ne parleremo tra qualche tempo, quando dalle fogne di New York salteranno fuori quattro anfibi che al Devil di Miller devono veramente, ma veramente tanto.
Frank Miller, coadiuvato dall'inchiostratore Klaus Janson, sulle pagine di Daredevil appartiene più alla seconda che alla prima categoria, dando il via, tra le altre cose, a un'evoluzione molto meno verbosa e più snella del fumetto made in U.S.A..
Fan dei fumetti fin da bambino, Miller tenta diverse volte di fare carriera nel mondo dei comics, cercando costantemente di migliorare il suo stile di disegno.
Risposta picche dopo risposta picche, il nostro si sposta a New York per lavorare più vicino agli autori professionisti, e il leggendario Neal Adams (autore profondamente legato alla figura di Batman in quegli anni) gli offre critiche e consigli.
Dopo un periodo alla DC Comics, Miller approda alla Marvel, dove gli vengono presto affidate le matite di Daredevil.
La serie, ai tempi, era in una situazione di forte declino dal punto di vista delle vendite, tanto da essere diventata bimestrale, e sull'orlo della cancellazione; lo sceneggiatore dell'epoca, di cui Miller non apprezzava granché il lavoro ma con cui rimase comunque sempre in ottimi rapporti, era Roger McKenzie, che aveva dato inizio a una svolta sempre più noir per il personaggio.
Col passare del tempo, Miller vide la sua influenza come sceneggiatore sulla serie aumentare sempre di più, e col numero del gennaio 1981, diventa autore e disegnatore della serie in toto.
Il suo debutto coincide con quello di Elektra, personaggio che diventerà iconico nelle vicende della "gestione Miller" di Daredevil, così come vede una componente noir ancor più accentuata rispetto a McKenzie.
La "visione" di Miller, molto influenzata anche dalla lettura di manga, era che il fumetto americano fosse troppo inutilmente verboso, e quello giapponese dalla narrazione troppo asciutta.
Egli decise dunque di puntare a una via di mezzo, e fu questa via di mezzo a permettere al claudicante Daredevil di tornare mensile dopo appena tre numeri, e a far sì che tutti gli altri fumetti, seguendo il suo esempio, diventassero molto più snelli da leggere e concentrati sulla narrazione per immagini.
Non c'è dubbio sul fatto che gli altri fumetti dell'epoca siano molto più lenti e pesanti da leggere, a causa dell'eccessiva "carica testuale" del loro stile narrativo, e l'avvento di Daredevil sarà, tra l'altro, uno degli apripista di una maggiore influenza, e affluenza, del fumetto orientale in occidente.
Ma di questo ne parleremo tra qualche tempo, quando dalle fogne di New York salteranno fuori quattro anfibi che al Devil di Miller devono veramente, ma veramente tanto.
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