Battaglie interne, interiori e intergalattiche: Superman II

A cavallo tra gli anni '70 e '80 videro la luce molte opere cinematografiche dalla produzione colossale, con progetti nati per estendersi in più film.
La saga di Superman è una di queste, donandoci il primo vero film di supereroi della seconda metà del '900 e l'idea che, sì, i fumetti potessero arrivare al cinema con buoni, se non ottimi, risultati.
Superman II, nel dicembre del 1980, porta a compimento quanto lasciato inizialmente in sospeso nel primo, ricchissimo film, chiudendo un cerchio e dandoci una rappresentazione più definita dell'Uomo D'Acciaio e delle sue sfaccettature caratteriali.
All'inizio del primo film, assistevamo all'esilio nella Zona Fantasma del Generale Zod e dei suoi tirapiedi per mano del padre di Kal-El; nel suo seguito, i tre supercriminali vengono liberati per errore, trovandosi nei pressi della Terra e venendo potenziati, proprio come il protagonista, dal suo sole giallo.
Il tutto mentre Clark Kent si trova a fare i conti con i suoi dilemmi sentimentali e Lex Luthor riesce a evadere di prigione.
Come gestirà la sua doppia identità e gli ostacoli che pone nella sua vita personale, il nostro eroe, in questo momento di profonda crisi?
Doppia identità e doppia produzione: le riprese di Superman II vennero realizzate in contemporanea al primo film, come se fossero una cosa sola, ma sorsero dei problemi quando Richard Donner, il regista, si trovò ai ferri corti (e con lui un sacco di altre personalità coinvolte nelle pellicole, come Marlon Brando) con la produzione, abbandonando il progetto.
Gli subentrò Richard Lester, con conseguenti modifiche allo script e allo spirito generale del film (con una scena in particolare nel finale che io personalmente non ho apprezzato, ma tant'è).
Nonostante la produzione travagliata, il film ottenne un ottimo riscontro di pubblico e di critica, cementando ulteriormente le gesta di Superman nell'immaginario collettivo cinematografico.
Come prevedibile, la maggior parte del successo è dovuta alla straordinaria interpretazione di Christopher Reeve nei panni dell'Uomo D'Acciaio: se un paio d'occhiali e una pettinatura diversa non possono bastare a rendere irriconoscibile Superman da Clark Kent, il segreto dell'identità segreta deve stare tutto nella mimica, nel carattere, nel modo di porsi, e questa "distinzione scenica" viene messa in atto fantasticamente dal compianto attore, regalandoci un eroe interpretato magnificamente e reso, realmente, "vivo" al di fuori delle pagine di fumetto da cui proviene.
Superman II chiude perfettamente quanto lasciato "aperto" dal primo film, dando l'ultima pennellata a un affresco supereroistico di rara completezza.
E non è ancora finita!

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