Zenyatta Mondatta: Giocare con le regole della musica
Impossibile parlare di musica anni '80, o di musica rock, o di gruppi musicali iconici senza parlare dei Police, band nata nel '77 ma già estremamente celebre al momento dell'uscita del loro album Zenyatta Mondatta, nell'ottobre del 1980.
Ne è testimonianza il successo del primo singolo estratto dall'album, che più che scalare le classifiche le ha balzate direttamente, piazzandosi saldo al primo posto in Europa nella sua prima settimana.
Andiamo, dunque, a dare un'occhiata al "dietro le quinte" della creazione di questo disco leggendario.
Innanzitutto: perché questo titolo?
La risposta ce la dà il batterista Stewart Copeland: è una macedonia di parole che porta a un significato vago, e di conseguenza che lascia spazio a varie possibili interpretazioni.
Si tratta, più precisamente, della fusione delle parole Zen, Jomo Kenyatta (uomo politico del Kenya; ne è stato presidente per più di dieci anni fino alla sua morte, contribuendo pesantemente, in quanto primo nativo ad essere capo di stato nella storia della sua nazione, a trasformarla da colonia britannica a stato indipendente), "monde" (mondo in francese) e Reggatta, dal precedente album Reggatta de Blanc.
La realizzazione dell'album, in realtà, è stata piuttosto tortuosa e non ha soddisfatto granché il gruppo: i brani vennero scritti durante il loro secondo tour, registrati nel giro di quattro settimane tra un concerto e l'altro e si giunse al completamento della lavorazione alle quattro del mattino del giorno della loro partenza per un ulteriore tour mondiale: praticamente a pelo.
Al di là delle hit titaniche Don't Stand So Close To Me e De do do do, De da da da, particolare attenzione la merita il brano strumentale Behind My Camel, realizzato interamente dal chitarrista Andy Summers e odiato dagli altri due membri del gruppo: Sting arrivò a sotterrare la registrazione nel giardino dello studio, ma questo non gli impedì di vincere un Grammy come miglior performance rock strumentale.
Un paio di brani vedono anche il gruppo deviare verso tematiche più politiche, come Driven To Tears e Bombs Away.
Sarà stato pure realizzato di fretta, ma Zenyatta Mondatta rimane una colonna assoluta del rock dalle influenze reggae, pronto a lanciare ulteriormente nella stratosfera un gruppo tra i più iconici del leggendario decennio ottantino.
Ne è testimonianza il successo del primo singolo estratto dall'album, che più che scalare le classifiche le ha balzate direttamente, piazzandosi saldo al primo posto in Europa nella sua prima settimana.
Andiamo, dunque, a dare un'occhiata al "dietro le quinte" della creazione di questo disco leggendario.
Innanzitutto: perché questo titolo?
La risposta ce la dà il batterista Stewart Copeland: è una macedonia di parole che porta a un significato vago, e di conseguenza che lascia spazio a varie possibili interpretazioni.
Si tratta, più precisamente, della fusione delle parole Zen, Jomo Kenyatta (uomo politico del Kenya; ne è stato presidente per più di dieci anni fino alla sua morte, contribuendo pesantemente, in quanto primo nativo ad essere capo di stato nella storia della sua nazione, a trasformarla da colonia britannica a stato indipendente), "monde" (mondo in francese) e Reggatta, dal precedente album Reggatta de Blanc.
Un paio di brani vedono anche il gruppo deviare verso tematiche più politiche, come Driven To Tears e Bombs Away.
Sarà stato pure realizzato di fretta, ma Zenyatta Mondatta rimane una colonna assoluta del rock dalle influenze reggae, pronto a lanciare ulteriormente nella stratosfera un gruppo tra i più iconici del leggendario decennio ottantino.
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