Toro Scatenato: Il viale del tramonto secondo De Niro e Scorsese
A Martin Scorsese non piace lo sport.
Non gli è mai piaciuto, né prima di dirigere Toro Scatenato, né poi.
Per questa ragione, quando Robert De Niro gli propose a più riprese la biografia del pugile Jake LaMotta, Scorsese rifiutò perentorio.
Martin Scorsese rischiò però anche di morire di overdose in quel periodo, ragion per cui cominciò pian piano a immedesimarsi particolarmente con il personaggio di LaMotta, la cui personalità turbolenta lo spinse via via in una spirale autodistruttiva che gli fece perdere tutto quello che aveva ottenuto col sangue sul ring.
Ragion per cui alla fine il film si fece, e fu un successo straordinario.
Jake LaMotta è un pugile italoamericano del Bronx, particolarmente dotato ma, allo stesso tempo, con un temperamento eccessivo e dell'innata capacità di maltrattare e allontanare le persone che gli stanno vicino.
I suoi affanni per arrivare a un match per il titolo di campione Pesi Medi sono perennemente minati dal suo amore per il cibo e la sua gelosia ossessiva, che finiscono per offuscargli spesso e volentieri la vista verso quello che dovrebbe essere il suo vero obbiettivo, l'agonismo.
Il passare del tempo acuirà i suoi difetti, allontanandolo non solo dal pugilato, ma anche dalle persone che fino a quel momento avevano cercato di aiutarlo e di farlo diventare un grande campione.
Il film focalizza sul lato personale, familiare di LaMotta, finendo per essere un film di sport dove lo sport appare flebilmente, sullo sfondo, perché questa non è, d'altronde, la storia di un grande pugile, ma di come un pugile abbia minato perennemente il suo nome e la sua carriera a causa del suo temperamento burrascoso e della sua incapacità di gestire i suoi legami.
Scorsese era d'altronde interessato alla spirale discendente di Jake LaMotta, ai suoi demoni interiori, ai suoi errori e a dove lo hanno portato, piuttosto che al lato agonistico della sua vita: il peggior avversario del Toro del Bronx pubblico è sempre stato il Toro del Bronx privato, perennemente in cerca di cibo, perennemente dubbioso di suo fratello, di sua moglie, che invece passavano un autentico calvario solo per stargli vicino.
A rendere ancora più efficace il racconto è la straordinaria interpretazione di Robert De Niro, fermamente convinto sin dal primo momento di voler interpretare LaMotta in prima persona, e che per girare la seconda parte del film è dovuto ingrassare di più o meno 27 chili.
Il film è stato anche la rampa di lancio per le carriere degli altri due attori principali: Joe Pesci, nel ruolo del fratello di Jake, e Cathy Moriarty, nel ruolo della sua seconda moglie.
Il film riceverà otto nomination agli Oscar, tra cui una per ognuno dei tre attori sopracitati, e se ne porterà a casa due (uno per De Niro e uno come miglior editing), e sarà il primo film a venire registrato nel National Film Registry nel 1990, come pellicola da preservare nel tempo.
E meno male che Scorsese non aveva voglia di girarlo.
Non gli è mai piaciuto, né prima di dirigere Toro Scatenato, né poi.
Per questa ragione, quando Robert De Niro gli propose a più riprese la biografia del pugile Jake LaMotta, Scorsese rifiutò perentorio.
Martin Scorsese rischiò però anche di morire di overdose in quel periodo, ragion per cui cominciò pian piano a immedesimarsi particolarmente con il personaggio di LaMotta, la cui personalità turbolenta lo spinse via via in una spirale autodistruttiva che gli fece perdere tutto quello che aveva ottenuto col sangue sul ring.
Ragion per cui alla fine il film si fece, e fu un successo straordinario.
Jake LaMotta è un pugile italoamericano del Bronx, particolarmente dotato ma, allo stesso tempo, con un temperamento eccessivo e dell'innata capacità di maltrattare e allontanare le persone che gli stanno vicino.
I suoi affanni per arrivare a un match per il titolo di campione Pesi Medi sono perennemente minati dal suo amore per il cibo e la sua gelosia ossessiva, che finiscono per offuscargli spesso e volentieri la vista verso quello che dovrebbe essere il suo vero obbiettivo, l'agonismo.
Il passare del tempo acuirà i suoi difetti, allontanandolo non solo dal pugilato, ma anche dalle persone che fino a quel momento avevano cercato di aiutarlo e di farlo diventare un grande campione.
Il film focalizza sul lato personale, familiare di LaMotta, finendo per essere un film di sport dove lo sport appare flebilmente, sullo sfondo, perché questa non è, d'altronde, la storia di un grande pugile, ma di come un pugile abbia minato perennemente il suo nome e la sua carriera a causa del suo temperamento burrascoso e della sua incapacità di gestire i suoi legami.
Scorsese era d'altronde interessato alla spirale discendente di Jake LaMotta, ai suoi demoni interiori, ai suoi errori e a dove lo hanno portato, piuttosto che al lato agonistico della sua vita: il peggior avversario del Toro del Bronx pubblico è sempre stato il Toro del Bronx privato, perennemente in cerca di cibo, perennemente dubbioso di suo fratello, di sua moglie, che invece passavano un autentico calvario solo per stargli vicino.
A rendere ancora più efficace il racconto è la straordinaria interpretazione di Robert De Niro, fermamente convinto sin dal primo momento di voler interpretare LaMotta in prima persona, e che per girare la seconda parte del film è dovuto ingrassare di più o meno 27 chili.
Il film è stato anche la rampa di lancio per le carriere degli altri due attori principali: Joe Pesci, nel ruolo del fratello di Jake, e Cathy Moriarty, nel ruolo della sua seconda moglie.
Il film riceverà otto nomination agli Oscar, tra cui una per ognuno dei tre attori sopracitati, e se ne porterà a casa due (uno per De Niro e uno come miglior editing), e sarà il primo film a venire registrato nel National Film Registry nel 1990, come pellicola da preservare nel tempo.
E meno male che Scorsese non aveva voglia di girarlo.
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