Dirty Mind: viaggio nella torbida mente di Prince
L'ottobre del 1980 venne rapidamente scaldato dalle note del secondo album dell'eclettico, eccentrico, elettronico (mi serviva un terzo aggettivo con la E...) Prince: Dirty Mind, uno dei più grandi lavori dell'artista di Minneapolis e uno degli album rock-pop più influenti di tutti i tempi.
L'artista si è sempre distinto per il suo saper innovare e rivoluzionare tutti i generi musicali che toccava, e anche in questo caso non è da meno: le sonorità sintetizzate saranno sempre più influenti nel panorama pop, funk e dance negli anni a venire, e lui fu uno dei primi a farne uso.
Una delle caratteristiche principali di Prince è sempre stata la presenza di testi "scabrosi", e, come si può già evincere dal titolo, anche in Dirty Mind non si risparmia: l'album è, di fatto, la perfetta linea di congiunzione tra le prime ondate di "libertà" anni '70 e la più progressiva mentalità dei tardi anni '80, e come nei testi lo è anche nella musicalità: le note gentili e sensuali del multistrumentale artista scivolano via dal rock psichedelico tipico della decade precedente e puntano dritti a sonorità più elettroniche di quanto fosse stato fatto fino a quel momento, andando a influenzare direttamente all'elettropop del decennio successivo.
La voglia di sorprendere, di stupire, di scioccare, di eccedere dell'album è il perfetto punto d'interruzione e di partenza per quello che sarà la musica disco (e in futuro dance) degli anni a venire, un taglio netto col passato verso una dimensione più digitale, più "artificiale" e più vicina alla "febbre da nuovo millennio" che, nonostante le persistenti paure da Guerra Fredda, stava cominciando a crescere, sempre più intensa, nei cuori del pubblico di ogni media.
Dirty Mind è sicuramente uno degli album più importanti e influenti di tutti i tempi, e rappresenta l'inizio vero e proprio della carriera di uno degli artisti maggiormente rappresentativi della meravigliosa decade che, in questi lidi, stiamo attraversando insieme, giorno dopo giorno.
L'artista si è sempre distinto per il suo saper innovare e rivoluzionare tutti i generi musicali che toccava, e anche in questo caso non è da meno: le sonorità sintetizzate saranno sempre più influenti nel panorama pop, funk e dance negli anni a venire, e lui fu uno dei primi a farne uso.
Una delle caratteristiche principali di Prince è sempre stata la presenza di testi "scabrosi", e, come si può già evincere dal titolo, anche in Dirty Mind non si risparmia: l'album è, di fatto, la perfetta linea di congiunzione tra le prime ondate di "libertà" anni '70 e la più progressiva mentalità dei tardi anni '80, e come nei testi lo è anche nella musicalità: le note gentili e sensuali del multistrumentale artista scivolano via dal rock psichedelico tipico della decade precedente e puntano dritti a sonorità più elettroniche di quanto fosse stato fatto fino a quel momento, andando a influenzare direttamente all'elettropop del decennio successivo.
La voglia di sorprendere, di stupire, di scioccare, di eccedere dell'album è il perfetto punto d'interruzione e di partenza per quello che sarà la musica disco (e in futuro dance) degli anni a venire, un taglio netto col passato verso una dimensione più digitale, più "artificiale" e più vicina alla "febbre da nuovo millennio" che, nonostante le persistenti paure da Guerra Fredda, stava cominciando a crescere, sempre più intensa, nei cuori del pubblico di ogni media.
Dirty Mind è sicuramente uno degli album più importanti e influenti di tutti i tempi, e rappresenta l'inizio vero e proprio della carriera di uno degli artisti maggiormente rappresentativi della meravigliosa decade che, in questi lidi, stiamo attraversando insieme, giorno dopo giorno.
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