Un traguardo e una partenza: Asterix e il Grande Fossato
La prima storia del nuovo decennio di Asterix, uscita nel luglio del 1980, ha proprio quel sapore lì: di traguardo e punto di partenza, di punto, quindi, di svolta: questo perché si tratta della sua venticinquesima avventura, e della prima senza lo sceneggiatore René Goscinny, venuto a mancare nel '77, e quindi la prima in cui Albert Uderzo si occupa sia della storia che dei disegni.
E quale occasione migliore di questa per affrontare l'attualità in una storia ambientata più o meno duemila anni prima?
In un villaggio vicino a quello dei nostri Irriducibili, la serenità è minata da una profonda spaccatura... letterale: il villaggio è attraversato dal "grande fossato" del titolo, che lo separa in due metà, l'una comandata da Giradix, l'altra da Segregazionix.
I due si fanno perennemente la guerra nel disperato tentativo di accaparrarsi le simpatie e i voti degli abitanti dell'altra metà del villaggio, senza però successo, nonostante le assorde promesse elettorali che continuano a fare ai cittadini.
L'amore segreto dei figli dei due capi e le malvagie macchinazioni del consigliere di Segregazionix, Acidonitrix, portano presto al coinvolgimento di Asterix, Obelix, Panoramix e Idefix, allo scopo di evitare l'invasione del villaggio da parte di una legione romana.
Il grande fossato rappresenta, ovviamente, una metafora del Muro di Berlino, che separava ideologicamente in quegli anni l'oriente dall'occidente: la presa di posizione dell'autore è chiara, visto che per bocca di diversi personaggi all'infuori dei due capi litiganti e del popolo a loro fedele viene detto più e più volte che la separazione è una sciocchezza.
A maggior ragione, i due personaggi che più si oppongono al fossato sono Comix e Fanzine, i due innamorati, i cui nomi sono palesi rimandi al mondo fumettistico: in sostanza, due personaggi con nomi da fumetto criticano il fossato/muro in un fumetto che critica il fossato/muro.
A quasi quarant'anni di distanza, viene da accogliere battute come "chissà come si vergogneranno i posteri di noi" o "sono certo che negli anni a venire nessuno crederà a questa storia del fossato" con un filo d'imbarazzo, soprattutto considerata tutta la voglia di ritorno all'antica (accompagnata da promesse elettorali improbabili o che non significano nulla, proprio come le fanno i due capi villaggio) che gira di recente.
Critica sociale a parte, si tratta della "semplice" tipica avventura d'astuzia di Asterix: romani scemi e spassosi, giochi di parole ogni due vignette, linee cinetiche come se piovesse, fabbri che litigano coi pescivendoli, Obelix che si diverte a menare le mani e risate a pioggia.
Forse, la vicenda nel suo complesso viene un po' "asciugata" dalla forza della satira sull'attualità fatta dall'albo, finendo per passare in secondo piano rispetto alle critiche, canzonate ma ferme, al Muro.
Resta, comunque, una divertente e intelligente avventura di Asterix, la venticinquesima, la prima gestita interamente da Uderzo, e quindi un traguardo e un punto di svolta, di corsa verso il futuro.
Un futuro senza muri, come la seconda metà del decennio appena iniziato continuerà a gridare finché non diverrà realtà.
E quale occasione migliore di questa per affrontare l'attualità in una storia ambientata più o meno duemila anni prima?
In un villaggio vicino a quello dei nostri Irriducibili, la serenità è minata da una profonda spaccatura... letterale: il villaggio è attraversato dal "grande fossato" del titolo, che lo separa in due metà, l'una comandata da Giradix, l'altra da Segregazionix.
I due si fanno perennemente la guerra nel disperato tentativo di accaparrarsi le simpatie e i voti degli abitanti dell'altra metà del villaggio, senza però successo, nonostante le assorde promesse elettorali che continuano a fare ai cittadini.
L'amore segreto dei figli dei due capi e le malvagie macchinazioni del consigliere di Segregazionix, Acidonitrix, portano presto al coinvolgimento di Asterix, Obelix, Panoramix e Idefix, allo scopo di evitare l'invasione del villaggio da parte di una legione romana.
Il grande fossato rappresenta, ovviamente, una metafora del Muro di Berlino, che separava ideologicamente in quegli anni l'oriente dall'occidente: la presa di posizione dell'autore è chiara, visto che per bocca di diversi personaggi all'infuori dei due capi litiganti e del popolo a loro fedele viene detto più e più volte che la separazione è una sciocchezza.
A maggior ragione, i due personaggi che più si oppongono al fossato sono Comix e Fanzine, i due innamorati, i cui nomi sono palesi rimandi al mondo fumettistico: in sostanza, due personaggi con nomi da fumetto criticano il fossato/muro in un fumetto che critica il fossato/muro.
A quasi quarant'anni di distanza, viene da accogliere battute come "chissà come si vergogneranno i posteri di noi" o "sono certo che negli anni a venire nessuno crederà a questa storia del fossato" con un filo d'imbarazzo, soprattutto considerata tutta la voglia di ritorno all'antica (accompagnata da promesse elettorali improbabili o che non significano nulla, proprio come le fanno i due capi villaggio) che gira di recente.
Critica sociale a parte, si tratta della "semplice" tipica avventura d'astuzia di Asterix: romani scemi e spassosi, giochi di parole ogni due vignette, linee cinetiche come se piovesse, fabbri che litigano coi pescivendoli, Obelix che si diverte a menare le mani e risate a pioggia.
Forse, la vicenda nel suo complesso viene un po' "asciugata" dalla forza della satira sull'attualità fatta dall'albo, finendo per passare in secondo piano rispetto alle critiche, canzonate ma ferme, al Muro.
Resta, comunque, una divertente e intelligente avventura di Asterix, la venticinquesima, la prima gestita interamente da Uderzo, e quindi un traguardo e un punto di svolta, di corsa verso il futuro.
Un futuro senza muri, come la seconda metà del decennio appena iniziato continuerà a gridare finché non diverrà realtà.
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