Faccia a faccia col proprio destino: The Amazing Spider-Man 200
Per una strana, contorta rete di scherzi del fato, il 1980 si apre con un enorme traguardo per l'Uomo Ragno, ossia l'uscita del numero 200 della sua testata principale.
Ed è proprio sugli scherzi del destino, e sul suo essere terribilmente ciclico e sul suo chiedere sempre il conto a fine serata, che si basa la storia di questo speciale, celebrativo numero a paginazione doppia.
Ma com'era la situazione, per Peter Parker, al momento dell'uscita di questo numero?
Come sempre, molto turbolenta.
Dalla morte di Gwen Stacy, Peter ha vissuto un lungo periodo di lutto, con l'unica vicinanza dell'amica di lunga data Mary Jane Watson, con cui, piano piano, cominciano a nascere sentimenti più romantici.
Lei finisce, però, per rifiutarlo a causa del suo non voler restare troppo legata a qualcuno, e si allontana da New York a causa di un forte periodo di stress dovuto alla doppia vita di Parker.
Successivamente, Peter fa la conoscenza di Felicia Hardy, la Gatta Nera, ma il loro rapporto è piuttosto turbolento a causa della propensione al crimine di lei.
Intanto, zia May è momentaneamente ricoverata in una casa di riposo, e un anonimo inquilino è in affitto nella sua villetta nel Queens.
Zia e nipote però non sanno che il direttore della casa di riposo è un impostore, nientemeno che Mysterio, e che l'inquilino della villetta è una loro vecchia, sinistra, conoscenza...
Il numero si apre nel peggiore dei modi per l'eroe protagonista, avendo ricevuto la notizia della morte di sua zia e avendo subito un'iniezione da Mysterio che lo ha lentamente privato dei suoi poteri.
Dopo una violenta crisi nervosa a causa del ripetuti traumi, Peter Parker comincia ad indagare sul misterioso affittuario della casa della zia nel Queens, visto che questa è stata letteralmente messa a soqquadro.
Dopo alcune indagini, per la prima volta nel corso di quest'avventura l'eroe si ritrova a confronto con il ciclico e beffardo ruotare del destino: l'uomo che sta cercando non è altri che l'assassino dello zio Ben, che aveva assicurato alla giustizia nella sua prima vera avventura come Uomo Ragno.
La ruota compie un ulteriore giro quando, in costume ma sempre privo dei suoi poteri, Peter ferma un criminale in fuga, aiutando la guardia che lo stava seguendo, e rendendosi conto che questa guardia è la medesima che non ha aiutato quando ad essere in fuga era il ladro di cui ora sta seguendo le tracce; il senso di destino in compimento si fa molto, molto più intenso e pesante sulle spalle del ragazzo.
Rientrato al suo appartamento, l'eroe si trova davanti il ladro e tra i due scoppia una violenta colluttazione, che si conclude con Parker tramortito dopo aver quasi strangolato la fonte di tutto il suo dolore.
Al risveglio, l'eroe si trova nello stesso magazzino dove ha affrontato il suo aggressore la prima volta, e questi, avendolo legato a una sedia, gli spiega perché tutto questo interesse per la villa dei Parker: al suo interno è nascosto il tesoro del gangster degli anni Trenta Dutch Mallone.
Interrogato dal ladro sulla posizione della refurtiva, Peter si rifiuta di collaborare, e viene lasciato momentaneamente solo dalla sua nemesi, andata a recuperare qualcosa che sicuramente potrebbe far aprire la bocca al ragazzo.
Quel qualcosa è zia May, viva e vegeta, perché Mysterio ne aveva solo simulato la morte per impossessarsi da solo del tesoro di Dutch Mallone, ma la sorpresa è reciproca, perché al suo ritorno nel magazzino, l'assassino di zio Ben non si trova davanti Peter Parker, ma l'Uomo Ragno, essendosi l'eroe liberato dalle corde che lo tenevano immobilizzato.
Peter si trova dunque dinanzi a un'occasione unica di redenzione: combattere contro l'uomo che gli ha causato la perdita più grande non per vendetta, ma per salvare l'altra persona che l'ha allevato come una madre.
Uomo a uomo, senza poteri di mezzo, i due si affrontano, ma il ladro è troppo spaventato dalla furia dell'eroe e riceve la risposta peggiore possibile quando gli chiede perché ce l'abbia così tanto con lui: l'Uomo Ragno si toglie la maschera, rivelandogli di essere Peter Parker, il ragazzo a cui ha ucciso uno zio importante come un padre, a cui ha rapito una zia importante quanto una madre, il ragazzo che ha appena torturato e minacciato.
Il criminale cerca di fuggire, ma si ritrova perennemente braccato dal ragno-segnale nella cintura del ragazzo, fino a venir raggiunto.
L'Uomo Ragno vuole consegnarlo alla giustizia, ma un giudizio superiore e più oscuro lo precede: il ladro è convinto che Peter Parker voglia ucciderlo, e muore d'infarto, muore di paura.
La morte di un uomo è, però, la rinascita di un altro, in quanto, di nuovo mascherato, l'Uomo Ragno riesce a convincere zia May di non essere una minaccia, e di essere lì per salvarla, e così è: la donna viene portata all'ospedale, e le autorità recuperano il corpo senza vita dell'assassino dello zio Ben.
Peter Parker, smaltiti completamente gli effetti dell'iniezione di Mysterio e recuperati i suoi poteri, rinnova la sua volontà di essere l'Uomo Ragno, consapevole del senso dei suoi doveri.
E consapevole anche che il tesoro di Dutch Mallone è stato divorato dai pesciolini d'argento.
Marv Wolfman e Keith Pollard regalano una parabola in perfetto stile Marvel, celebrando l'importante traguardo dell'eroe più celebre della Casa delle Idee con una vicenda ricca di pathos e dal tipico finale dal retrogusto amaro.
In particolare, due tipiche tematiche Marvel si trovano qui intrecciate per portare a compimento un conto lasciato in sospeso da 200 numeri: la futilità della vendetta e l'inesorabile conto salato che il destino presenta sempre alle anime maligne.
La futilità della vendetta è una tematica radicata nell'immaginario del mondo Marvel sin dagli albori, come minimo da quando, ai tempi dei Fantastici Quattro di Lee e Kirby, Franklin Storm, padre della Torcia Umana e della Donna Invisibile, ucciso dai piani di un malvagio Skrull, viene vendicato, ma questo non porta alcun sollievo ai due fratelli, impotenti davanti alla straziante scena dell'amata della loro nemesi piangere sul cadavere dell'alieno.
Lo stesso Uomo Ragno, pochi anni prima di questa storia, ha avuto modo di verificare in prima persona come la vendetta sia qualcosa di inconsistente: quando la fidanzata Gwen Stacy è stata uccisa da Goblin, la morte accidentale di questi non gli ha dato nessun sollievo, e anzi, è stata l'inizio della fine della sua amicizia con Harry Osborn.
Un ultimo esempio della "futile vendetta Marvel" (lo coniamo come neologismo?) lo abbiamo avuto nel recentissimo film Avengers: Endgame, e per la precisione nella scena iniziale in cui Thor "mira alla testa", cosa che non provoca sollievo in nessuno dei presenti, Dio del Tuono compreso.
Allo stesso modo, quello che potremmo chiamare Tipico Karma Marvel (anche questo lo coniamo) è ben radicato nelle trame della Casa delle Idee, basti pensare al Burattinaio (sempre sulle pagine dei Fantastici Quattro) che rotola fuori dalla finestra alla sua prima apparizione come supercriminale, o alla morte dell'assassino del padre di Matt Murdock (che tra l'altro muore proprio come l'assassino dello zio Ben), o dello stesso Goblin sopracitato, colpito dall'aliante con cui voleva attaccare l'Uomo Ragno a tradimento.
Viene inoltre frequentemente data una sensazione doppiamente intensa all'insensatezza del male fatto: l'esempio perfetto appare in questa storia, dove il ladro fa di tutto per impossessarsi del tesoro, finendo per morirne, e il tesoro, l'oggetto della sua avidità, è andato perduto da tempo, in un modo così terra terra e ordinario come l'assalto dei parassiti da fare da contrappeso al prezzo definitivo pagato dal criminale.
Nelle storie classiche Marvel si trovano spesso mix di questi due concetti, che danno una sorta di senso di vacuità del conflitto: l'eroe vince ma magari il cattivo fugge, un innocente muore, il cattivo muore pure lui (e questo non è necessariamente un bene: si tratta comunque di una vita andata perduta, che per una persona come il "supereroe", che si erge eticamente sopra l'uomo comune, o almeno ci prova, rappresenta a priori un fallimento, indipendentemente da quello che il supereroe stesso provi in proposito), il protagonista è comunque zoppo/malato/povero in canna e la vittoria non riempie quei vuoti che la sua vita privata ha, magari anche a causa della sua attività di "paladino della giustizia".
E questo senza neanche citare il fatto che sovente anche i criminali sono nella medesima situazione: anime tormentate, vittime di incidenti, o che hanno subito un torto di troppo.
The Amazing Spider-Man 200 si "ammanta" dunque di quelle che sono tematiche profondamente radicate nello spirito della narrativa Marvel, e formula una storia di persone, più che di supereroi, una sfida tra un ragazzo normale e un uomo normale, uno mosso da desideri di vendetta, l'altro dall'avidità; ma entrambi i sentimenti crollano nel finale, dove uno dei due protagonisti raggiunge la sua fine e l'altro, alla fine della lunga giornata, capisce che ciò che desiderava non era vendetta nei confronti dell'assassino di suo zio, ma solo sapere che la sua amata zia sta bene ed è salva.
Ed è proprio sugli scherzi del destino, e sul suo essere terribilmente ciclico e sul suo chiedere sempre il conto a fine serata, che si basa la storia di questo speciale, celebrativo numero a paginazione doppia.
Ma com'era la situazione, per Peter Parker, al momento dell'uscita di questo numero?
Come sempre, molto turbolenta.
Dalla morte di Gwen Stacy, Peter ha vissuto un lungo periodo di lutto, con l'unica vicinanza dell'amica di lunga data Mary Jane Watson, con cui, piano piano, cominciano a nascere sentimenti più romantici.
Lei finisce, però, per rifiutarlo a causa del suo non voler restare troppo legata a qualcuno, e si allontana da New York a causa di un forte periodo di stress dovuto alla doppia vita di Parker.
Successivamente, Peter fa la conoscenza di Felicia Hardy, la Gatta Nera, ma il loro rapporto è piuttosto turbolento a causa della propensione al crimine di lei.
Intanto, zia May è momentaneamente ricoverata in una casa di riposo, e un anonimo inquilino è in affitto nella sua villetta nel Queens.
Zia e nipote però non sanno che il direttore della casa di riposo è un impostore, nientemeno che Mysterio, e che l'inquilino della villetta è una loro vecchia, sinistra, conoscenza...
Il numero si apre nel peggiore dei modi per l'eroe protagonista, avendo ricevuto la notizia della morte di sua zia e avendo subito un'iniezione da Mysterio che lo ha lentamente privato dei suoi poteri.
Dopo una violenta crisi nervosa a causa del ripetuti traumi, Peter Parker comincia ad indagare sul misterioso affittuario della casa della zia nel Queens, visto che questa è stata letteralmente messa a soqquadro.
Dopo alcune indagini, per la prima volta nel corso di quest'avventura l'eroe si ritrova a confronto con il ciclico e beffardo ruotare del destino: l'uomo che sta cercando non è altri che l'assassino dello zio Ben, che aveva assicurato alla giustizia nella sua prima vera avventura come Uomo Ragno.
La ruota compie un ulteriore giro quando, in costume ma sempre privo dei suoi poteri, Peter ferma un criminale in fuga, aiutando la guardia che lo stava seguendo, e rendendosi conto che questa guardia è la medesima che non ha aiutato quando ad essere in fuga era il ladro di cui ora sta seguendo le tracce; il senso di destino in compimento si fa molto, molto più intenso e pesante sulle spalle del ragazzo.
Rientrato al suo appartamento, l'eroe si trova davanti il ladro e tra i due scoppia una violenta colluttazione, che si conclude con Parker tramortito dopo aver quasi strangolato la fonte di tutto il suo dolore.
Al risveglio, l'eroe si trova nello stesso magazzino dove ha affrontato il suo aggressore la prima volta, e questi, avendolo legato a una sedia, gli spiega perché tutto questo interesse per la villa dei Parker: al suo interno è nascosto il tesoro del gangster degli anni Trenta Dutch Mallone.
Interrogato dal ladro sulla posizione della refurtiva, Peter si rifiuta di collaborare, e viene lasciato momentaneamente solo dalla sua nemesi, andata a recuperare qualcosa che sicuramente potrebbe far aprire la bocca al ragazzo.
Quel qualcosa è zia May, viva e vegeta, perché Mysterio ne aveva solo simulato la morte per impossessarsi da solo del tesoro di Dutch Mallone, ma la sorpresa è reciproca, perché al suo ritorno nel magazzino, l'assassino di zio Ben non si trova davanti Peter Parker, ma l'Uomo Ragno, essendosi l'eroe liberato dalle corde che lo tenevano immobilizzato.
Peter si trova dunque dinanzi a un'occasione unica di redenzione: combattere contro l'uomo che gli ha causato la perdita più grande non per vendetta, ma per salvare l'altra persona che l'ha allevato come una madre.
Uomo a uomo, senza poteri di mezzo, i due si affrontano, ma il ladro è troppo spaventato dalla furia dell'eroe e riceve la risposta peggiore possibile quando gli chiede perché ce l'abbia così tanto con lui: l'Uomo Ragno si toglie la maschera, rivelandogli di essere Peter Parker, il ragazzo a cui ha ucciso uno zio importante come un padre, a cui ha rapito una zia importante quanto una madre, il ragazzo che ha appena torturato e minacciato.
Il criminale cerca di fuggire, ma si ritrova perennemente braccato dal ragno-segnale nella cintura del ragazzo, fino a venir raggiunto.
L'Uomo Ragno vuole consegnarlo alla giustizia, ma un giudizio superiore e più oscuro lo precede: il ladro è convinto che Peter Parker voglia ucciderlo, e muore d'infarto, muore di paura.
La morte di un uomo è, però, la rinascita di un altro, in quanto, di nuovo mascherato, l'Uomo Ragno riesce a convincere zia May di non essere una minaccia, e di essere lì per salvarla, e così è: la donna viene portata all'ospedale, e le autorità recuperano il corpo senza vita dell'assassino dello zio Ben.
Peter Parker, smaltiti completamente gli effetti dell'iniezione di Mysterio e recuperati i suoi poteri, rinnova la sua volontà di essere l'Uomo Ragno, consapevole del senso dei suoi doveri.
E consapevole anche che il tesoro di Dutch Mallone è stato divorato dai pesciolini d'argento.
Marv Wolfman e Keith Pollard regalano una parabola in perfetto stile Marvel, celebrando l'importante traguardo dell'eroe più celebre della Casa delle Idee con una vicenda ricca di pathos e dal tipico finale dal retrogusto amaro.
In particolare, due tipiche tematiche Marvel si trovano qui intrecciate per portare a compimento un conto lasciato in sospeso da 200 numeri: la futilità della vendetta e l'inesorabile conto salato che il destino presenta sempre alle anime maligne.
La futilità della vendetta è una tematica radicata nell'immaginario del mondo Marvel sin dagli albori, come minimo da quando, ai tempi dei Fantastici Quattro di Lee e Kirby, Franklin Storm, padre della Torcia Umana e della Donna Invisibile, ucciso dai piani di un malvagio Skrull, viene vendicato, ma questo non porta alcun sollievo ai due fratelli, impotenti davanti alla straziante scena dell'amata della loro nemesi piangere sul cadavere dell'alieno.
Lo stesso Uomo Ragno, pochi anni prima di questa storia, ha avuto modo di verificare in prima persona come la vendetta sia qualcosa di inconsistente: quando la fidanzata Gwen Stacy è stata uccisa da Goblin, la morte accidentale di questi non gli ha dato nessun sollievo, e anzi, è stata l'inizio della fine della sua amicizia con Harry Osborn.
Un ultimo esempio della "futile vendetta Marvel" (lo coniamo come neologismo?) lo abbiamo avuto nel recentissimo film Avengers: Endgame, e per la precisione nella scena iniziale in cui Thor "mira alla testa", cosa che non provoca sollievo in nessuno dei presenti, Dio del Tuono compreso.
Allo stesso modo, quello che potremmo chiamare Tipico Karma Marvel (anche questo lo coniamo) è ben radicato nelle trame della Casa delle Idee, basti pensare al Burattinaio (sempre sulle pagine dei Fantastici Quattro) che rotola fuori dalla finestra alla sua prima apparizione come supercriminale, o alla morte dell'assassino del padre di Matt Murdock (che tra l'altro muore proprio come l'assassino dello zio Ben), o dello stesso Goblin sopracitato, colpito dall'aliante con cui voleva attaccare l'Uomo Ragno a tradimento.
Viene inoltre frequentemente data una sensazione doppiamente intensa all'insensatezza del male fatto: l'esempio perfetto appare in questa storia, dove il ladro fa di tutto per impossessarsi del tesoro, finendo per morirne, e il tesoro, l'oggetto della sua avidità, è andato perduto da tempo, in un modo così terra terra e ordinario come l'assalto dei parassiti da fare da contrappeso al prezzo definitivo pagato dal criminale.
Nelle storie classiche Marvel si trovano spesso mix di questi due concetti, che danno una sorta di senso di vacuità del conflitto: l'eroe vince ma magari il cattivo fugge, un innocente muore, il cattivo muore pure lui (e questo non è necessariamente un bene: si tratta comunque di una vita andata perduta, che per una persona come il "supereroe", che si erge eticamente sopra l'uomo comune, o almeno ci prova, rappresenta a priori un fallimento, indipendentemente da quello che il supereroe stesso provi in proposito), il protagonista è comunque zoppo/malato/povero in canna e la vittoria non riempie quei vuoti che la sua vita privata ha, magari anche a causa della sua attività di "paladino della giustizia".
E questo senza neanche citare il fatto che sovente anche i criminali sono nella medesima situazione: anime tormentate, vittime di incidenti, o che hanno subito un torto di troppo.
The Amazing Spider-Man 200 si "ammanta" dunque di quelle che sono tematiche profondamente radicate nello spirito della narrativa Marvel, e formula una storia di persone, più che di supereroi, una sfida tra un ragazzo normale e un uomo normale, uno mosso da desideri di vendetta, l'altro dall'avidità; ma entrambi i sentimenti crollano nel finale, dove uno dei due protagonisti raggiunge la sua fine e l'altro, alla fine della lunga giornata, capisce che ciò che desiderava non era vendetta nei confronti dell'assassino di suo zio, ma solo sapere che la sua amata zia sta bene ed è salva.
Ed è qui che avrei reso Spider-Man interessante, facendogli massacrare di botte il ladro che uccise suo zio ;)
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