Colpa d'Alfredo: Vasco alla conquista d'Italia

Ci sono artisti così radicati nell'immaginario collettivo come assolute star, che a volte risulta difficile immaginarli alle prese con le prime opere, la nicchia e gli insuccessi (o relativi successi, dipende dal punto di vista).
Vasco Rossi è, senza dubbio, una delle più grandi stelle della musica italiana di tutti i tempi, con tanto di record mondiale di spettatori paganti per un singolo concerto; una figura, dunque, molto distante dall'artista "che fa fatica".
Arrivato, con la mia grande impresa, al momento dell'uscita dell'album "Colpa D'Alfredo", il 3 aprile 1980, ho ritenuto però opportuno dedicargli una piccola retrospettiva, in modo da poter, poi, seguire la sua carriera in maniera più accurata.
Ovviamente, lo stesso verrà fatto, in futuro, con molti altri artisti.
In un certo senso, Vasco Rossi racchiude nella storia della sua vita una sorta di riassunto di buona parte del '900 italiano, tra cultura popolare e storia propriamente detta: il nome viene da un compagno di prigionia del padre, durante la Seconda Guerra Mondiale; nato nel 1952 e figlio di un camionista e di una casalinga, è un autentico figlio del miracolo economico italiano del dopoguerra, quantomeno dal punto di vista del proletariato.
Vive l'adolescenza in conflitto coi salesiani da cui viene mandato a studiare e vive la prima età adulta da studente universitario a Bologna, nel bel mezzo delle contestazioni studentesche di tipo politico.
Si fa affascinare dal teatro (e dalla vita frenetica della Bologna dell'epoca) e cambia facoltà, ma nel '75 finisce per mollare gli studi e comincia a trovare la sua dimensione come DJ.
Fonda la prima radio libera (quindi non controllata dal monopolio della Rai) e fa conoscenza di alcuni nomi importanti del panorama musicale italiano, tra cui Red Ronnie, e in alcune serate della sua radio, comincia a imbracciare la chitarra e esibirsi in diversi brani, tra cui alcuni suoi.
Spinto dagli amici, incide il suo primo 45 giri nel '77 e il suo primo album, "...Ma cosa vuoi che sia una canzone...", nel '78, ancora molto cantautoriale e lontano dall'animo rock che ne caratterizzerà la carriera.
Rock è però il secondo album, del 1979, intitolato "Non Siamo mica gli Americani!" e contenente la colossale Albachiara, che diventerà poi il brano più famoso del cantautore.
Questo "Colpa D'Alfredo" mantiene saldo il genere rock un po' ironico e un po' da "analisi sociale", e viene distribuito su scala nazionale, pur non eccellendo particolarmente nelle vendite, anche perché il brano che dà il titolo all'album contiene una frase che sarebbe improponibile oggi, figuriamoci allora.
Una sua esibizione a Domenica In, con il brano "Sensazioni Forti", gli fa guadagnare l'appellativo di "ebete cattivo e drogato" da parte di un giornalista, ma gli fa guadagnare pure un inizio di fama come vera rockstar italiana.
Tra alti e bassi, problemi e successi, Vasco si toglierà la soddisfazione di essere davvero una rockstar italiana, più che un ebete.


Commenti

  1. Se la frase incrimita è quella con la parola "negro", credo che sia oggi improponibile, non all'epoca... Oggi c'è un politicamente corretto che fa spavento per quanto è assurdo.

    Moz-

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    1. La frase è effettivamente quella, e sì, è improponibile oggi, ma pure all'epoca fecero storie, o per quello o per l'appellativo che viene subito dopo, d'altronde c'era una censura non indifferente :D
      Non a caso, anche se l'album si intitolava Colpa D'Alfredo i singoli estratti furono Non L'Hai Mica Capito e Asilo Republic

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