Q*bert: nasi, salti e tempi che furono
Pensando ai livelli che ha raggiunto oggi, sembra incredibile il viaggio che il mondo dei videogiochi ha fatto in più o meno quarant'anni, e soprattutto, sembra straordinario come un tempo si riuscisse a rendere comunque interessanti e coinvolgenti mondi dai pochissimi colori e dalla bassissima risoluzione visiva.
Basti pensare a Q*bert, che con poche cromie e pixel riusciva a dare un notevole senso di tridimensionalità e profondità al suo piccolo mondo di gioco, formato solamente da una "mezza piramide" di blocchi colorati.
Sono tre le caratteristiche principali di Q*bert: il fatto che abbia il nasone, il fatto che sappia solo saltare di qua e di là per cambiare colore ai cuboni e il fatto che se viene colpito impreca tantissimo.
Scopo del gioco è dunque quello di cambiare colore ai cubi (o meglio, alle facce superiori dei cubi) senza che il nostro venga colpito e senza che voli di sotto, cercando di ingegnarsi e soprattutto di allenare i riflessi evitando tutto quello che cade dall'alto.
Ci sono le semplici palle rosse che seguono la forza di gravità, ci sono gli infidi serpenti che ci inseguono e vanno eliminati giocando d'astuzia e sfruttando i dischi volanti a nostra disposizione, ci sono un sacco di altri mostracci che ci rompono le scatole in tutti i modi e c'è pure un potenziamento per bloccare momentaneamente il tempo.
I controlli sono semplicissimi: basta la semplice levetta direzionale, il resto è tutta questione di tempismo e nervi saldi.
Molto saldi.
Basti pensare a Q*bert, che con poche cromie e pixel riusciva a dare un notevole senso di tridimensionalità e profondità al suo piccolo mondo di gioco, formato solamente da una "mezza piramide" di blocchi colorati.
Sono tre le caratteristiche principali di Q*bert: il fatto che abbia il nasone, il fatto che sappia solo saltare di qua e di là per cambiare colore ai cuboni e il fatto che se viene colpito impreca tantissimo.
Scopo del gioco è dunque quello di cambiare colore ai cubi (o meglio, alle facce superiori dei cubi) senza che il nostro venga colpito e senza che voli di sotto, cercando di ingegnarsi e soprattutto di allenare i riflessi evitando tutto quello che cade dall'alto.
Ci sono le semplici palle rosse che seguono la forza di gravità, ci sono gli infidi serpenti che ci inseguono e vanno eliminati giocando d'astuzia e sfruttando i dischi volanti a nostra disposizione, ci sono un sacco di altri mostracci che ci rompono le scatole in tutti i modi e c'è pure un potenziamento per bloccare momentaneamente il tempo.
I controlli sono semplicissimi: basta la semplice levetta direzionale, il resto è tutta questione di tempismo e nervi saldi.
Molto saldi.
Ciò che colpisce sicuramente, di Q*bert, è come, nonostante sia un videogioco classe 1982, risulti graficamente appetibile tutt'oggi grazie al sapientissimo uso dei colori, soprattutto il brillante utilizzo di sfumature di colore per dare un effetto di tridimensionalità ai cubi su cui si basa il tutto: i livelli, per quanto strutturalmente tutti uguali, sono affascinanti proprio per il senso di profondità che l'occhio umano percepisce in loro, e la combinazione di questo semplice ma efficace effetto ottico e di sprite piuttosto grandi per i vari personaggi e oggetti fa sì che graficamente, nonostante i 37 anni suonati, il gioco possa ancora difendersi benissimo sul lato tecnico.
Il gameplay, come la grafica, è poi tanto semplice quanto vincente: bisogna solo muoversi di cubo in cubo, e in una semplicità tale tutto ciò che conta è solo quanto esercizio ha riposto il giocatore nello studiare gli schemi di movimento di nemici e oggetti.
Q*bert è dunque nella ristretta cerchia dei classici sempreverdi, che nonostante le decadi riesce a mantenere intatto il suo fascino, per quanto la sua semplicità sia spiazzante: il team di sviluppo si è dimostrato, ai tempi, palesemente ingegnoso, per riuscire a tirare fuori qualcosa di semplicissimo ed elaborato tecnicamente allo stesso tempo.
Anche i fan non si sono dimenticati del piccolo nasone dal linguaggio colorito: non a caso, è apparso anche in Ralph Spaccatutto!
Questo gioco non lo conoscevo proprio, ma ho ho trovato molto affascinate questo viaggio a ritroso nel mondo dei videogiochi. Da quando leggo il tuo blog trovo argomenti sempre nuovi e stimolanti
RispondiEliminaMolto bello! Trovo le tue analisi sempre molto interessanti e approfondite, complimenti! Darò un'occhiata ulteriore al tuo blog, che trovo sempre più interessante!
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