Ladyhawke: amore e dualismi sulle ali dell'Aquila. No, del falco. No, della poiana.

Ci sono tante leggende sul sole e la luna quante sono le stelle nel cielo, ma molte hanno un minimo comune denominatore: vedono i due astri innamorati tra loro.
D'altronde, due elementi naturali così affascinanti e simili, in perenne alternanza nella volta celeste, si prestano in maniera eccezionale alle fantasie dei più romantici.
Tra questi ci sono anche le menti dietro Ladyhawke, favola moderna del 1985 di ambientazione medievale.
Il giovane furbacchione Philippe Gaston (Matthew Broderick), in fuga dalle prigioni di Aguillon (in originale è l'Aquila, ma siccome i nomi sono tutti francesi, magari no) si ritrova coinvolto nella tragedia di due amanti: Navarre (Rutger Hauer) e Isabeau (Michelle Pfeiffer).
A causa di un sortilegio del malvagio vescovo di Aguillon, geloso dei due, infatti, lei è costretta nelle sembianze di un falco (in realtà l'animale mostrato è una poiana ma fa niente) durante il giorno, per tornare umana al calar del sole; di notte, però, è lui a trasformarsi, in un lupo nero, fino all'alba, e in stato animale nessuno dei due ha memoria della sua vita umana.


Prima ho usato il termine "favola moderna" non a caso: sono tanti gli elementi che fondono il classico fantasy medievale con soluzioni narrative più vicine alla modernità.
Il film gioca benissimo col tema della dualità, sfruttando lo spunto narrativo dell'alternarsi di giorno e notte per dare alla storia uno svolgimento ciclico, quasi composto da cerchi concentrici.
Il film inizia e finisce nel medesimo luogo, durante due eventi molto simili, e uno dei protagonisti compie la stessa azione sia all'inizio che alla fine, solo in "direzioni opposte" (non è assolutamente facile spiegare questa cosa senza fare spoiler, ma ci proverò); allo stesso modo, a metà della prima parte e a metà della seconda uno dei due protagonisti si troverà in pericolo di vita, mentre nella parte centrale entrambi, a loro modo, affronteranno un pericolo comune.


Questa dualità, per quanto non straordinariamente innovativa di per sé, garantisce però a Isabeau un ruolo più ampio della tipica principessa in pericolo, permettendole di lottare per il suo amato tanto quanto egli lotti per lei.
Allo stesso modo, come il sole e la luna sono le caratterizzazioni dei due protagonisti: lui è un condottiero inarrestabile, incorruttibile, pronto a tutto per amore e per l'onore, ma forse eccessivamente passionale; lei, dal canto suo, anche e soprattutto grazie al bell'aspetto della Pfeiffer è un'autentica apparizione angelica, quasi eterea, e aiuta molto il fatto che per la prima metà del film la sua presenza è a dir poco misteriosa.


Per quanto il personaggio di Philippe, in mezzo alle intense vicende dei due innamorati, possa sembrare quasi un terzo incomodo, la sua presenza è in realtà fondamentale per fare da "ponte" tra i due: è in un certo senso il perno della storia, un malandrino abituato a cavarsela con le furberie ma che davanti a una storia così commovente decide di rigare (più o meno) dritto.
Ulteriore punto di contatto tra antico e moderno è il fatto che, nonostante l'ambientazione antica, venga fatto un modesto uso di musica classica e strumenti musicali tradizionali, a vantaggio di una colonna sonora più tendente al rock anni '80, cosa che va in contrasto con la storia in sé, ma che ottiene un risultato inaspettatamente affascinante.


Anche grazie a delle ambientazioni di una bellezza straordinaria (l'hanno girato in Abruzzo, d'altronde), Ladyhawke riesce ad essere un autentico evergreen, una storia d'amore struggente ma mai melensa o pesante, un'avventura epica ma leggera al punto giusto: tutti i suoi dualismi portano a un equilibrio perfetto tra la "maestosità" del filmone mito e la "abbordabilità" della pellicola da serata di svago, rendendolo apprezzabile da chiunque.
Tranne chi odia le storie d'amore E il fantasy medievale, ovviamente, ma non gliene faremo una colpa.

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