Ghosts 'n Goblins: morti, non-morti e mortacci
Uno dei punti cardine dei videogiochi anni '80 è sempre stato il cliché della principessa da salvare.
Non fa eccezione Ghosts 'n Goblins, videogioco di genere Run 'n Gun dalla popolarità mostruosa tutt'oggi, sfornato da una Capcom in formissima nel 1985.
Il povero Sir Arthur voleva starsene in pace con la sua principessa Prin-Prin in un cimitero, ma il re demone Astaroth gliela rapisce, ottenendo un infuriato cavaliere barbuto con un quantitativo di armi improbabile a scatenarsi nel suo regno per riprendersi l'amata.
Le insidie sul suo cammino sono tantissime, e per la maggior parte composte da nemici demoniaci di ogni ordine e grado, con pattern d'attacco variegati da studiare a fondo.
Uno dei motivi della grande popolarità di Ghosts 'n Goblins è il celeberrimo livello di difficoltà assai elevato, che in soldoni si traduce nel povero Arthur circondato per la maggior parte del tempo da nemici che lo attaccano nei modi più vari e dalle posizioni più fantasiose, costringendo il giocatore a pensare molto, molto, molto in fretta e soprattutto a riprovare e riprovare, impegnandosi a imparare i vari pattern d'attacco a memoria per poter rispondere come si deve, anche se c'è comunque un margine di "casualità" nell'apparizione dei nemici a schermo, che rende il gioco sì studiabile, ma non domabile senza sforzi a chi lo studia a fondo.
Zombi, demoni, cimiteri, villaggi abbandonati, grotte, oggetti da esorcismo, musiche dai toni spettrali, cavalieri e armi: tutti gli ingredienti per un gioco dalle atmosfere mature e inquietanti, e invece...
Invece, con un'intuizione decisamente brillante, Capcom punta tutto su toni caricaturiali e ironia: i personaggi sono rappresentati con un design super deformed, i colori sono brillanti nella maggior parte dei casi e il tutto viene ammantato da un umorismo tendente al demenziale.
Iconico è il fatto che, se colpito dai nemici una volta, il nostro eroe si ritrova a indossare un paio di imbarazzanti mutandoni medievali, a causa della perdita della sua armatura.
Il risultato finale è che Ghosts 'n Goblins sembra un'epopea horror ad ambientazione medievale messa in piedi come recita di Natale in una scuola elementare: tutto serissimo, spettrale e inquietante, tranne la rappresentazione di per sé.
E la scelta stilistica non sarebbe potuta essere più brillante di così, perché unire due concetti opposti come il terrore e il demenziale dà un'enorme iniezione di carattere all'opera.
Opera che, di per sé, è un esempio perfetto di gameplay pressoché impeccabile, frenetico il giusto e perfettamente bilanciato, ma con un livello di difficoltà puntato verso l'alto per permettere al giocatore di migliorarsi col giusto impegno e, perché no, cocciutaggine.
Da allora, Arthur ne ha fatta parecchia di strada, e spesso e volentieri Capcom lo riutilizza ancora, facendolo perfino incontrare con gli... Avengers!
Non fa eccezione Ghosts 'n Goblins, videogioco di genere Run 'n Gun dalla popolarità mostruosa tutt'oggi, sfornato da una Capcom in formissima nel 1985.
Il povero Sir Arthur voleva starsene in pace con la sua principessa Prin-Prin in un cimitero, ma il re demone Astaroth gliela rapisce, ottenendo un infuriato cavaliere barbuto con un quantitativo di armi improbabile a scatenarsi nel suo regno per riprendersi l'amata.
Le insidie sul suo cammino sono tantissime, e per la maggior parte composte da nemici demoniaci di ogni ordine e grado, con pattern d'attacco variegati da studiare a fondo.
Uno dei motivi della grande popolarità di Ghosts 'n Goblins è il celeberrimo livello di difficoltà assai elevato, che in soldoni si traduce nel povero Arthur circondato per la maggior parte del tempo da nemici che lo attaccano nei modi più vari e dalle posizioni più fantasiose, costringendo il giocatore a pensare molto, molto, molto in fretta e soprattutto a riprovare e riprovare, impegnandosi a imparare i vari pattern d'attacco a memoria per poter rispondere come si deve, anche se c'è comunque un margine di "casualità" nell'apparizione dei nemici a schermo, che rende il gioco sì studiabile, ma non domabile senza sforzi a chi lo studia a fondo.
Invece, con un'intuizione decisamente brillante, Capcom punta tutto su toni caricaturiali e ironia: i personaggi sono rappresentati con un design super deformed, i colori sono brillanti nella maggior parte dei casi e il tutto viene ammantato da un umorismo tendente al demenziale.
Iconico è il fatto che, se colpito dai nemici una volta, il nostro eroe si ritrova a indossare un paio di imbarazzanti mutandoni medievali, a causa della perdita della sua armatura.
Il risultato finale è che Ghosts 'n Goblins sembra un'epopea horror ad ambientazione medievale messa in piedi come recita di Natale in una scuola elementare: tutto serissimo, spettrale e inquietante, tranne la rappresentazione di per sé.
E la scelta stilistica non sarebbe potuta essere più brillante di così, perché unire due concetti opposti come il terrore e il demenziale dà un'enorme iniezione di carattere all'opera.
Opera che, di per sé, è un esempio perfetto di gameplay pressoché impeccabile, frenetico il giusto e perfettamente bilanciato, ma con un livello di difficoltà puntato verso l'alto per permettere al giocatore di migliorarsi col giusto impegno e, perché no, cocciutaggine.
Da allora, Arthur ne ha fatta parecchia di strada, e spesso e volentieri Capcom lo riutilizza ancora, facendolo perfino incontrare con gli... Avengers!
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